via di potere e interessi economici al centro di continue polemiche, abusi e persino indagini della magistratura, dove negli ultimi anni si sono alternati due soli uomini al comando: prima quel Luca Pani travolto dalle proteste anche in Parlamento per i suoi altissimi compensi e poi l’ex presidente diventato l’attuale direttore generale, Mario Melazzini, anche questo ben ammanicato con la politica (era stato assessore in Lombardia) e transitato dalle cronache giornalistiche per curiosità come la richiesta di rimborsi spese per decine di migliaia di euro. Uno stile del passato a cui la Grillo ha messo un punto lanciando ieri l’invito a partecipare a una manifestazione di interesse per ricoprire l’incarico di direttore generale dell’Aifa.
Regola uno: trasparenza – Una procedura rivoluzionaria in un mondo dove il potere della politica e delle case farmaceutiche ha fatto da sempre il bello e il cattivo tempo. “Il settore farmaceutico – ha fatto sapere il ministero della Salute, che sovrintende sull’Agenzia insieme a quello dell’Economia e Finanze – è uno snodo fondamentale del sistema sanitario pubblico. E a maggior ragione tanto più cruciale è il ruolo che svolge l’Aifa, data anche la rilevanza, circa 31 miliardi di euro, della spesa di settore che l’Agenzia del farmaco presidia”. Perciò il ministro ha richiamato venerdì in una nota l’esigenza di assicurare la massima trasparenza delle procedure e la qualità delle nomine, ricordando che questo modo di agire è un tratto distintivo dell’attuale Governo. Nella nota diffusa venerdì è stato inoltre specificato che gli interessati all’incarico dovranno essere in possesso di una laurea specialistica nonché di una qualificata e documentata competenza ed esperienza sia tecnico-scientifica nel settore dei farmaci, sia in materia gestionale e manageriale.
Maroni non basta – Unica stranezza, ma non troppo: la manifestazione d’interesse andrà inviata entro lunedì 23 luglio. Un tempo strettissimo, anche perché il livello dei candidati che si cercano è di altissimo profilo e dunque c’è da ritenere che si tratti di professionisti con rilevanti impegni. Evidentemente però tra il ministro e Melazzini non c’è nessuna possibilità di interlocuzione, e la decisione è urgente e irrevocabile, nonostante l’attuale direttore generale abbia notoriamente forti rapporti con la Lega (ma più nel dettaglio con quella ormai sparita di Maroni). Perciò chissà che oggi Melazzini non rimpianga di non aver ricevuto in Aifa la Grillo quando da componente di minoranza della Commissione Sanità della Camera andò con il metro in mano a misurare quanto spazio hanno a disposizione i dipendenti che si pensava di trasferire in un altro immobile, ovviamente con una nuova grosssa spesa per lo Stato.