Il presidente dell’Inps Tito Boeri non c’entra nulla con i trafficanti che campano grazie ad immigrati e accoglienza. Dal suo osservatorio ripete da sempre che l’Italia deve dire grazie ai migranti, perché da loro l’Istituto di previdenza incassa un mucchio di contributi e con questi paga a tutti le pensioni. Ma Boeri non è certo un alieno che vive su Marte, come gli ha ricordato Salvini, e sa perfettamente che il nuovo Governo vuole stringere i flussi, e per quanto lo riguarda sfilargli la poltrona. Perciò l’appello a fare spazio a nuovi lavoratori stranieri ha avuto l’effetto di una dichiarazione di guerra. Il numero uno dell’Ente si è calato in trincea, facendo degli immigrati a cui ha reso tanto merito i suoi scudi umani. Se il Ministero del Tesoro tra breve lo manderà a casa, sarà stato per aver difeso una nobile causa, dove però di nobile in realtà c’è poco. Quando Boeri afferma che grazie ai contributi degli immigrati l’Inps mantiene i pensionati italiani non dice affatto una bugia. Ma non si capisce proprio perché questi stessi contributi sarebbero meno utili se a versarli fossero lavoratori italiani, magari giovani e residenti in quelle zone del Paese dove la disoccupazione si respira a ogni angolo di strada. Gli italiani, si dirà, certi lavori non li vogliono fare, ma per questo c’è all’orizzonte il Reddito di cittadinanza, che avrà anche un ruolo educativo perché lascerà a secco chi dovesse dire tre volte no ai lavori che ci sono. Eppure Boeri invece di invitare gli italiani a rimboccarsi le maniche chiama gli stranieri. Evidentemente è pronto per guidare l’Inps africano.
L'Editoriale