Il rimpianto azzurro diventa sempre più grande: la Svezia che nel doppio spareggio di novembre ha negato all’Italia il visto per la Russia è fra le migliori otto squadre al mondo. Ma lo è con merito perchè a San Pietroburgo gli scandinavi confermano quanto di buono fatto nella fase a gironi, conclusa al primo posto davanti a Messico e Germania: battuta la Svizzera 1-0 e quarto di finale con la vincente di Colombia-Inghilterra. Vero è che il gol vittoria arriva, come con l’Italia a Solna, grazie a una deviazione ma prima del tiro di Forsberg di occasioni ne erano state sprecate, soprattutto nel primo tempo. Della Svizzera che invece aveva imbrigliato il Brasile e rimontato la Serbia zero tracce o quasi: se l’unica vera parata di Olsen arriva a fine gara non è solo grazie alle capacità difensive dei gialloblù. La squadra di Petkovic crea pochissimo, si accartoccia su stessa e torna a casa a testa bassa, eliminata da un avversario alla sua portata ma oggi di un altro livello. Costretta a cambiare un paio di uomini dietro (Lang e Djourou per gli squalificati Lichsteiner e Schar), soffre da subito l’asfissiante pressing degli scandinavi che in un paio d’occasioni sfiorano il gol, prima con Berg che calcia malissimo da buona posizione, e poi con Ekdal, che da fuori non inquadra la porta dopo un rinvio sbagliato di Sommer. La Svezia – unica novità Svensson per Larsson, pure lui squalificato – concede qualcosa sugli esterni, dove la formazione di Petkovic spinge con Shaqiri e Zubar, preferito a Seferovic, cercando la testa di Drmic (fuori Embolo) o gli inserimenti da dietro. Come al 24′, quando sul cross proprio di Shaqiri arriva Zubar la cui incornata è però alta.
Ma le chance migliori sono ancora per la Svezia e se solo un prodigio di Sommer impedisce che la girata in area di Berg si trasformi nell’1-0, può solo prendersela con se stesso Ekdal, che da due passi sbaglia completamente conclusione. In mezzo una fiammata degli elvetici con Dzemaili che spara alto dall’interno dell’area dopo una bella triangolazione con Zubar ma è una Svizzera che dà l’impressione di non sapere che pesci pigliare. Forsberg, in ombra per tutta la prima frazione, prova ad accendersi nella ripresa anche se la squadra di Petkovic sembra essere rientrata con le idee più chiare. La Svezia arretra, lascia sfogare gli avversari e poi riprende in mano la gara, con un atteggiamento da grande squadra. E al 21′ trovano, anche se con un po’ di fortuna, arriva il meritato vantaggio: destro di Forsberg da fuori e deviazione decisiva di Akanji che spiazza Sommer. Petkovic butta dentro Seferovic ed Embolo per Dzemaili e Zubar mentre davanti a Olsen si alza quel muro giallo contro il quale già in tanti sono andati a sbattere, dove anche un giocatore di talento come Forsberg diventa provvidenziale opponendosi al colpo di testa di Embolo sulla linea. E così, sulla spizzata di Seferovic controllata da Olsen, scorrono i titoli di coda, con la Svizzera che chiude pure in 10 (espulso Lang per l’entrata su Olsson lanciato a rete al limite dell’area) mentre la Svezia post-Ibrahimovic continua il suo sogno.
(ITALPRESS).