Un “crescendo rossiniano”, un flusso costante di relazioni tra esponenti del gruppo a agenti pubblici che muove da condotte inopportune, passa per condotte illegittime, attraversa territori contrassegnati da relazioni precorruttive e sfocia in gravi fatti corruttivi. Le carte dell’inchiesta Rinascimento hanno svelato le trame che si muovevano intorno alla costruzione dello stadio della Roma, previsto nell’area di Tor di Valle. La società di Pallotta, come sottolineato dal Procuratore aggiunto della Repubblica Paolo Ielo che ha coordinato le indagini, è totalmente estranea alla vicenda “così come i suoi dirigenti e i suoi tifosi”.
Un’organizzazione criminale a capo della quale operava Luca Parnasi. Associazione a delinquere, traffico di influenze, emissione di fatture false, corruzione e illecito finanziamento. Sono questi i reati contestati dalla Procura di Roma nell’ambito dell’indagine sulla costruzione del nuovo stadio di Tor di Valle che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di 16 persone e all’emissione 9 ordinanze di custodia cautelare eseguite stamani dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma. Ad essere arrestati infatti sono stati politici, consulenti e, come detto, il costruttore. Tutti coloro, cioè, che hanno concorso al nuovo progetto: in carcere sono finiti Luca Parnasi e i suoi collaboratori Luca Caporilli, Simone Contasta, Naboor Zaffiri, Gianluca Talone e Gianluca Mangosi. Ai domiciliari invece Adriano Palozzi, vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Michele Civita, ex assessore regionale del Pd, Luca Lanzalone, presidente Acea e consulente per M5S sullo stadio. Nello specifico, il sistema corruttivo si era attivato in coincidenza della variante del progetto licenziato nel febbraio dello scorso anno col taglio del 50% delle cubature rispetto al disegno iniziale.
Un’inchiesta tripartisan, che tocca sia Campidoglio sia la Regione Lazio, coinvolgendo esponenti locali di spicco del Pd, M5S e Forza Italia e che nasce dalle intercettazioni di un imprenditore coinvolto in altre indagini: Sergio Scarpellini. Proprio intercettando le conversazioni dell’imprenditore, finito sotto processo per corruzione insieme all’ex braccio destro della sindaca Virginia Raggi, Raffaele Marra, gli inquirenti della procura di Roma sono arrivati alle persone oggi arrestate ed indagate. Secondo l’accusa il metodo corruttivo si sostanziava in soldi, consulenze e fatture per operazioni inesistenti a Lanzalone e Palozzi e la promessa di assunzione del figlio all’ex assessore Civita. Secondo quanto emerso dalle indagini Parnasi avrebbe promesso a Luca Lanzalone, che per conto del Campidoglio ha seguito le vicende del nuovo stadio prima di diventare presidente di Acea, consulenze per il suo studio legale del valore di 100 mila euro e avrebbe garantito il suo aiuto nella ricerca di una casa e di uno studio nella Capitale. Secondo la procura, emerge un forte investimento nella politica da parte di Parnasi e del suo gruppo. Le modalità di avvicinarla, però, sono “da Anni Ottanta”, come si legge nelle carte dell’inchiesta. Affermazioni che, secondo gli investigatori, dimostrano “ l’esistenza di una scelta criminale datata nel tempo e, ai tempi attuali, meno costosa”.
In una intercettazione, infatti Parnasi racconta: “Adesso non mi costa molto…una volta non hai idea. Spenderò qualche soldo sulle elezioni…che poi con Gianluca vedremo come vanno girati ufficialmente con i partiti politici eccetera… anche questo è importante perché in questo momento noi ci giochiamo una fetta di credibilità per il futuro ed è un investimento che io devo fare – dice Parnasi nelle intercettazioni – molto moderato rispetto quanto facevo in passato, quando ho speso cifre che neanche te lo racconto. Adesso ci sono le elezioni e io spenderò qualche soldo ma la sostanza è che ora la mia forza è che alzo il telefono…”. Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo ha parlato di una corruzione di tipo sistemico e una di tipo pulviscolare. Un modo di fare che diventa un “asset d’impresa“, tanto che il gruppo tenta di esportarlo. Senza successo: in un’occasione, ad esempio, gli uomini di Parnasi provano a offrire una casa all’assessore comunale all’Urbanistica di Milano Pierfrancesco Maran, ma il diretto interessato respinge l’offerta dicendo “Qui non si usa”.
Virginia Raggi: “Chi ha sbagliato pagherà” – “Chi ha sbagliato pagherà’ noi siamo dalla parte della legalità’. Aspettiamo di leggere le carte, al momento non esprimiamo alcun giudizio”. Cosi’ la sindaca di Roma Virginia Raggi. “Se è tutto regolare, spero che progetto stadio possa andare avanti”, ha concluso la sindaca.