Non è che i mercati stanno annusando aria di debolezza nel settore bancario italiano? La domanda, ieri, ha ripreso a circolare con forza tra gli analisti dopo che il Financial Times ha creato un bel po’ di trambusto parlando di un possibile matrimonio tra la francese Societe Generale e l’italiana Unicredit. Che poi si fa presto a dire matrimonio: una fusione, infatti, in questi casi non è mai alla pari, con uno dei due contraenti inevitabilmente destinato a contare più dell’altro. Di sicuro non è un caso che la notizia sia stata lanciata in pompa magna proprio mentre sta prendendo corpo il Governo grillo-leghista.
L’atmosfera – L’impressione, allora, è che in diversi ambienti l’avvento di un Esecutivo giallo-verde venga visto come un’opportunità di andare a caccia di qualche banca italiana. Solo i prossimi mesi potranno dire cosa ci sia dietro, ma è chiaro che l’indiscrezione rilanciata ieri sia destinata a far discutere. Gli elementi che vengono citati a supporto della presunta operazione, del resto, non mancano. L’attuale Ad di Unicredit è il francese Jean Pierre Mustier. Lo stesso Mustier, in passato, ha avuto un’esperienza lavorativa proprio in Societe Generale. La banca francese, inoltre, è perfettamente inserita nei gangli della gestione del nostro debito pubblico, se solo si considera il suo inquadramento nella lista dei cosiddetti “specialisti in titoli di Stato”, ovvero le banche d’affari a cui Roma si affida per l’organizzazione delle varie aste di Btp e Bot. Per non parlare del fatto che alla presidenza della banca francese in tempi recenti è stato confermato l’economista italiano Lorenzo Bini Smaghi, già componente del board della Bce, la Banca centrale europea. Insomma, diversi indizi sembrerebbero accreditare un’ipotesi che porterebbe alla creazione di un maxi polo bancario europeo, uno dei più grandi al mondo. Oggi, per dire, sia Unicredit sia Societe Generale capitalizzano intorno ai 33 miliardi di euro ciascuna.
L’ultima dagli Usa – Tra l’altro ieri ha fatto riflettere non poco anche una notizia giunta dagli Stati Uniti. Qui la banca francese potrebbe essere presto raggiunta da una multa da 1,3 miliardi di dollari per tangenti libiche e per lo scandalo Libor, in pratica la manipolazione dei tassi di interesse ai quali le banche si prestano denaro. Una vicenda, quest’ultima, che ha già fruttato sanzioni pesantissime nei confronti di alcune delle più grandi banche internazionali. Ieri in Borsa Unicredit ha inizialmente beneficiato delle voci di integrazione, per poi chiudere la giornata a -0,83%.