Troppi tumori nelle vicinanze della discarica di Malagrotta. Tanto che sono state disposti otto mesi di nuove indagini per fare chiarezza sull’aumento dell’insorgere di gravi patologie nella zona di Malagrotta e di Ponte Galerie. Il giudice ha bocciato la richiesta di archiviazione delle indagini che erano state avanzate dalla Procura di Roma. Sono 12 le persone indagate a vario titolo nell’indagine e tra queste c’è anche l’ex patron di Malagrotta, Manlio Cerroni. Accuse a vario titolo che vanno dall’omicidio colposo alle lesioni colpose. Il periodo di riferimento è quello degli anni che vanno tra il 2007 e il 2015. La discarica di Malagrotta è, ormai, chiusa da quattro anni.
Secondo quanto accertato dal Gip, materiale che ha portato alla bocciatura della richiesta di archiviazione, “emerge che l’area di Malagrotta è sede di molteplici attività antropiche e che diverse sono le fonti di inquinamento e che le morti o le lesioni derivate alle persone residenti o svolgenti attività lavorativa nell’area potrebbero scaturire non solo dalla contaminazione dei terreni e delle falde acquifere circostanti“. Il giudice per queste ragioni ha sottolineato che deve essere accertato “se attualmente vi siano delle significative divergenze tra l’area di interesse per le indagini e le altre zone della città per quanto riguarda il tasso di mortalità”.Le indagini erano partite nel 2012 dopo le denunce presentate dai parenti di quattro persone decedute dopo aver combattuto contro un tumore. L’attività istruttoria si è, quindi, allargata ad altri casi legati a disturbi disfunzionali alla tiroide, problemi cardiocircolatori e respiratori.