Comincia ufficialmente l’era dell’opposizione “durissima” per il Partito democratico. I dem si sono ritrovati oggi in quella piazza Santi Apostoli che fu dell’Ulivo per la manifestazione in difesa della Costituzione e del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio negli stessi minuti in cui Luigi Di Maio e Matteo Salvini debuttano a Palazzo Chigi. In piazza c’è il “padre” dei democrat, Walter Veltroni, che ha chiesto a Paolo Gentiloni di rilanciare il Pd. Ma ci sono anche Laura Boldrini, Bruno Tabacci, Pier Ferdinando Casini. Un accenno di quel “Fronte repubblicano” che Carlo Calenda che auspica per dar battaglia ai penta-leghisti perché, dice il ministro, “il Pd solo non basta”. C’è la scritta “Viva l’Italia” e tante bandiere europee, tra i “cinquemila” della Piazza.
In contemporanea centinaia di persone si ritrovano in piazza della Scala a Milano. “Ma non basta, siamo pochi. Ora bisogna fare una battaglia senza quartiere, si riparte con una grande mobilitazione e così riparte anche il Pd, ma basta parlare solo delle questioni interne”, si accalora Calenda tra i militanti che lo fermano nel retropalco romano. Ci sono ex ministri come Andrea Orlando, Claudio De Vincenti, Dario Franceschini, Luca Lotti. Mancano i tre premier della scorsa legislatura. Non c’è Enrico Letta, da tempo lontano dal Pd. Manca, perché in Cina per un convegno, Matteo Renzi, che qualcuno racconta scettico sull’opportunità di confermare la manifestazione ma che fa sapere che ci sarà martedì, a votare no alla fiducia e parlare, per la prima volta, in Aula. Non c’è, perché impegnato nel passaggio di consegne a Palazzo Chigi, Gentiloni. È lui che in tanti tra i Dem invocano come il pacificatore e il ricostruttore, nella ‘traversata’ all’opposizione. Ma lui per ora non si sbilancia e si prepara ad accettare alcuni degli inviti ricevuti a fare campagna elettorale per le prossime comunali. Da piazza Santi Apostoli arriva un lunghissimo applauso a Mattarella e un chiaro messaggio al Pd: “Unità, unità!”, urlano in tanti quando dal palco il reggente Maurizio Martina invoca la fine delle divisioni: “C’è già un campo di battaglia per l’alternativa, per questo lavoro serviamo tutti e dobbiamo andare oltre”.
Ma il timore di qualcuno è che andare “oltre” vorrà dire, da qui a un anno, quando ci sarà la prova delle elezioni Europee, assistere a una nuova scissione. Per ora, si ripartirà dalla discussione sul congresso, che dovrebbe essere convocato da un’assemblea nazionale a luglio. Su come arrivarci, come gestirlo, con quali tempi, si inizierà a discutere la prossima settimana. Fino a mercoledì e ai passaggi del Governo giallo-verde alle Camere per la fiducia, si proverà di esordire uniti all’opposizione. “Non saliamo spocchiosamente in cattedra, ma andiamo tra la gente”, invita Pier Luigi Bersani. Mentre tra i Dem si notano toni diversi. Renzi ha invitato i suoi a esordire istituzionali e twitta: “Noi siamo radicalmente #altracosa”. “Non saliremo sui tetti né faremo i gufi”, afferma Andrea Marcucci. Bisogna prepararsi, commentano i Dem, all’ipotesi che, come scommette Ettore Rosato, l’Esecutivo “non duri tanto”.
E c’è chi parte subito lancia in resta: “Peracottari e oscurantisti, estrema destra… allo scontro, senza tentennamenti”, ‘urla’ l’orfiniano Fausto Raciti. Mentre Graziano Delrio litiga con Salvini: “La Lega sta con i neofascisti”, accusa il capogruppo Dem.