Fisco Befera rischia nel valzer delle poltrone

di Stefano Sansonetti

La partita è entrata nel vivo. A giocarla sono i massimi vertici dell’amministrazione finanziaria italiana. Dopo i primi cambiamenti apportati dal ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, all’interno del gabinetto di via XX Settembre, la domanda principale che circola in queste ore è la seguente: qual è il destino di Attilio Befera? Non c’è dubbio che la poltrona del direttore dell’Agenzia delle entrate è quella a cui adesso si guarda con maggiore attenzione. La questione, però, si intreccia fortemente con l’assegnazione delle deleghe ai due viceministri dell’economia, ossia Stefano Fassina e Luigi Casero. Il nodo non è ancora stato sciolto, ma lo schema che sembra prevalere prevede l’attribuzione delle deleghe fiscali a Casero, di professione commercialista, già responsabile economico di Forza Italia e già sottosegretario a via XX Settembre nell’ultimo governo Berlusconi.

Il ruolo di Casero
Ora, non è un mistero che Casero sia stato uomo di riferimento di Giulio Tremonti, ossia l’allora ministro dell’economia che ha lanciato Befera sulla poltrona di numero uno del Fisco italiano. E questo nonostante lo stesso Befera sia stato portato ai piani alti dell’Agenzia dal centrosinistra dell’ex ministro e viceministro delle finanze Vincenzo Visco. Ne consegue, secondo un tipo di ragionamento, che con le deleghe fiscali a Casero l’attuale direttore dell’Agenzia delle entrate potrebbe avere chance di conferma. Ma c’è un però. Casero è anche uomo vicino ad alcuni politici del Nord, che da tempo stanno facendo pressione affinché Befera venga allontanato dall’Agenzia. L’accusa, in poche parole, è che la politica fiscale condotta troppo aggressivamente, in periodo di crisi, avrebbe fatto perdere voti al Pdl. Per carità, si tratta solo di letture. Ma non è detto che le deleghe fiscali a Casero siano la polizza assicurativa di Befera.

Le deleghe di Fassina

In ogni caso la partita delle deleghe, anche se uno schema di massima sembra raggiunto, è ancora aperta. E questo significa che la geometria può combiare da un momento all’altro. Certo, in molti fanno notare come il futuro di Befera sarebbe più incerto se le competenze fiscali andassero a Fassina, già consigliere economico dell’ex viceministro dell’economia Visco e quindi tradizionalmente vicino ai quei Visco boys che speravano di riprendere in mano le redini dell’Agenzia delle entrate. Fassina, però, eludendo anche pressioni derivanti da parte del Pd, preferirebbe altre deleghe, più vicine ai temi della finanza pubblica e del lavoro. C’è chi fa notare come Fassina intenda optare per competenze non fiscali perché ha capito che su questo terreno non avrebbe vita facile con i colleghi delle “larghe intese”.

La variabile
Ferme restando le possibilità di conferma per l’attuale direttore, c’è qualche osservatore che delinea per le Entrate un scenario alternativo, ma non rivoluzionario. In questo caso c’entra la volontà di cambiamento già imposta da Saccomanni nello staff ministeriale. E’ appena il caso di ricordare che l’ex capo di gabinetto, Vincenzo Fortunato, è stato sostituito da Daniele Cabras, complici le decisioni di quello che si sta rivelando il vero uomo forte di Saccomanni, ovvero il capo della segreteria Francesco Alfonso. Ebbene, secondo alcuni questa ventata di cambiamento, pur senza sconvolgerne gli assetti di base, sarebbe in grado di toccare anche il vertice dell’Agenzia. In questo caso a Befera potrebbe subentrare il suo attuale vicario, Marco Di Capua, uno dei pochi direttori centrali che rimase in sella anche all’epoca di Visco alla Finanze. In questa chiave di lettura Di Capua, che ha sempre coltivato buoni rapporti con i Visco boys, potrebbe incarnare una figura gradita anche a quella parte del Pd che vorrebbe vedere Befera fuori dall’Agenzia. Ma nella sostanza non cambierebbe molto.

Equitalia
Semmai una delle questioni più in discussione è il mantenimento da parte di Befera della sua attuale doppia poltrona fiscale, non solo da direttore dell’Agenzia ma anche da presidente di Equitalia. In questo caso, proprio nelle scorse settimane, si è ragionato su questioni interpretative in tema di incompatibilità che potrebbero consigliare a Befera, se confermato a capo dell’Agenzia, di lasciare la poltrone di presidente della holding pubblica di riscossione dei tributi.

Dipartimento Finanze
Altro tassello da non tralasciare è quello del Dipartimento delle finanze. Qui è fortemente in bilico il futuro dell’attuale capo, Fabrizia Lapecorella, nominata da Tremonti. In questi anni il dipartimento non ha avuto un ruolo forte, schiacciato dallo strapotere dell’Agenzia. Ma sulla carta la struttura ha potere incisivi. Ecco allora che un ridimensionamento di Befera potrebbe arrivare anche dalla scelta di un uomo forte da mettere a capo del Dipartimento. Saccomanni ha molto a cuore il recupero di Vieri Ceriani, già responsabile fiscale di Bankitalia e sottosegretario con Monti, il quale potrebbe subentrare alla Lapecorella. Anche se altri osservatori lo proiettano direttamente nello staff ministeriale. Si vedrà. Di sicuro la partita che si sta giocando per i vertici del Fisco italiano è tattica. E’ come se nessuno volesse fare la prima mossa, perché sa che soltanto muovendo una pedina rischia di far scoppiare una rissa.

@SSansonetti