La grana-Curriculum rischia di costare cara a Giuseppe Conte, il giurista che Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno indicato al capo dello Stato, Sergio Mattarella, come presidente del Consiglio del loro Governo. Malgrado l’interessato abbia fatto trapelare di essere pronto a chiarire su tutto, se le incongruenze sulle sue esperienze professionali venute fuori nella giornata di ieri fossero confermate “certamente Conte non potrebbe guidare l’Esecutivo”, dice a La Notizia il massmediologo Klaus Davi. Prima di tutto “per una questione di credibilità”.
Insomma, alla fine nonostante quello che si dice in giro, il Curriculum conta ancora eccome…
“Guardi, io ho un’azienda di comunicazione e quando faccio i colloqui non gli do troppo peso. Ma sono un operatore privato e, se dovessi cogliere qualcuno ‘in castagna’, guarderei più a come affronterebbe la situazione controbattendo alla mie rimostranze. Anche perché parte del nostro lavoro è proprio questa, ad esempio gestire le crisi aziendali e imprevisti di qualsiasi tipo”.
Quindi non la percepirebbe come un tradimento, o sbaglio?
“No, perché siamo in Italia”.
Magra consolazione…
“Il Curriculum non è il Talmud (uno dei testi sacri dell’ebraismo, ndr), siamo abituati a un minimo di elasticità. Nel caso di Conte però la situazione è completamente diversa”.
Ecco, veniamo al punto.
“Ammesso che quello che è emerso finora sia vero, per uno che concorre a ricoprire un ruolo pubblico – tanto da essere già finito nella lista dei ministri diramata dal leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio prima delle elezioni – e che dovrebbe rappresentare non se stesso ma il Governo del Paese la faccenda è più grave. In passato abbiamo soprasseduto sui Curriculum taroccati di alcuni ministri, penso per esempio a quello della Fedeli. Ma il capo dell’Esecutivo è un’altra cosa…”.
Se i sospetti fossero confermati, Conte non potrebbe fare il premier?
“No, non potrebbe fare il premier. Anche perché per un accademico il Curriculum è tutto: qui non si sta disquisendo sul livello di conoscenza di una lingua, ma di docenze millantate e mai fatte”.
Qual è secondo lei l’aspetto più grave?
“Quello relativo all’affidabilità e alla credibilità. Mai come in questo momento, tutto si gioca su questo. Forse, e sottolineo forse, avremmo potuto soprassedere se Conte fosse stato in corsa per la guida di un dicastero, com’era in origine. Magari non se ne sarebbe accorto nessuno o il dibattito sarebbe durato una settimana, come successo in passato”.
Di Maio e Salvini non possono soprassedere.
“Fossi in loro non lo farei, partirebbero male e darebbero un cattivo segnale sia all’opinione pubblica italiana sia a quella internazionale”.
Quindi chi farà il premier?
“Tornerà Di Maio…”.