Adesso manca solo la parola del Quirinale, che ha convocato i due partiti per questo pomeriggio: alle 17.30 il M5s, alle 18 la Lega. Il Governo giallo-verde comincia infatti a prendere forma. Nell’incontro decisivo di ieri, Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno trovato l’accordo finale su Giuseppe Conte premier. Un nome proposto dai pentastellati e ben accetto dal Carroccio che lascia, comunque, ai due leader un “peso” cruciale nelle scelte di Governo. Un nome che certifica, salvo colpi di scena, il passo indietro del capo politico del Movimento da Palazzo Chigi. La prudenza è ancora alta e nella Lega resta qualche timore che il M5s – facendo perno sul volere del Colle – prepari una sorta di “trappola” per convincere Salvini sulla necessità di un nome “pesante” come quello di Di Maio. Vedremo.
Ieri però, alla vigilia della salita (separatamente come detto) di M5s e Lega dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la partita per Palazzo Chigi sembra chiusa e vira su quel nome terzo che, sia nel M5s che nella Lega, interpretano come una soluzione di compromesso necessaria a dirimere la sfida tra Di Maio e Salvini per la premiership. E il compromesso prevede che Palazzo Chigi vada ai grillini, ma a un profilo non eletto che a dispetto dall’altro favorito, Andrea Roventini, ha avuto il placet della Lega. E quello di Conte è inoltre un profilo che, almeno nella strategia di M5S-Lega, poco adombrerà i veri kingmaker dell’Esecutivo giallo-verde, Di Maio e Salvini. Che potrebbero anche assumere la delega di vicepremier per meglio gestire Palazzo Chigi insieme al presidente del Consiglio. Il primo punta a guidare un superministero che dovrebbe accorpare Sviluppo economico e Lavoro gestendo temi (come il reddito di cittadinanza), cari al Movimento. E anche per Salvini la scelta del ministero è prettamente elettorale: quello dell’Interno, a capo del quale il leader della Lega punta a mettere in campo le priorità più care alla sua storia politica, cioè sicurezza e gestione dei migranti. Il vertice di ieri mattina si è svolto, spiega chi vi ha partecipato, “in un posto privato” ed è durato poco più di un’ora.
Sul tavolo sono emersi due nodi delicati, legati all’Economia e alla Difesa. “C’è una differenza di visione con il Colle”, ha spiegato chi sta seguendo una trattativa che vede la Lega puntare, oltre che al Viminale, anche alla Difesa, con la proposta di Lorenzo Fontana. Ma l’idea che l’intero pacchetto ministeriale sulla sicurezza vada a una forza come la Lega non convincerebbe il Colle. Così come, al Quirinale, serpeggerebbe più di un dubbio sull’assegnazione del ministero del Tesoro a un tecnico M5s come Roventini. Più apprezzata, forse, la scelta del navigato Giancarlo Giorgetti, dato tuttavia in pole (assieme a Claudio Borghi) anche come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Sullo sfondo c’è anche il nome dell’81enne Paolo Savona, ex ministro dell’Industria di Ciampi da sempre contrario all’accettazione dei parametri di Maastricht.
Per il resto il totoministri vede Giampiero Massolo quasi sicuramente alla Farnesina, Laura Castelli in pole per la Pa, Giulia Grillo verso la Sanità. Per la Lega, Nicola Molteni potrebbe guidare l’Agricoltura (per il quale circola anche il nome di Fontana), Gian Marco Centinaio è in pole per gli Affari Regionali o per il nuovo ministero del Turismo, Giulia Bongiorno è tra i favoriti (insieme al grillino Riccardo Fraccaro) per Riforme e Rapporti con il Parlamento. Il dicastero dei Trasporti dovrebbe andare alla Lega, tra i nomi si fa quello di Stefano Candiani, così come quello dell’Ambiente dove in pole Lucia Borgonzoni. Sport e Beni culturali andranno probabilmente al M5s: i nomi caldi sono quelli di Domenico Fioravanti e Emilio Carelli. Per la Giustizia è in pole il pentastellato Alfonso Bonafede. Tra i tecnici favorito anche il rettore della Statale Gianluca Vago all’Istruzione mentre Vincenzo Spadafora, fedelissimo di Di Maio, è in pole per gli Affari Europei.
Dopo i francesi, oggi è il turno delle minacce tedesche: “State giocando col fuoco perché l’Italia è pesantemente indebitata” dice Manfred #Weber, leader dei Popolari europei…
Lui pensi alla #Germania, che al bene degli italiani ci pensiamo noi! pic.twitter.com/X84fp45T65— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 21 maggio 2018
Lo scontro tra Ppe e Salvini – Intanto dall’Europa continuano ad arrivare segnali di preoccupazione. Questa volta a parlare è il leader del Ppe, Manfred Weber. “State giocando col fuoco perché l’Italia è pesantemente indebitata”, ha detto rivolgendosi a Lega e M5s. E aggiunge: “Le azioni irrazionali o populiste potrebbero provocare una nuova crisi dell’euro”, lanciando “un appello a restare entro i confini della ragione”. Secca la replica di Salvini: “Dopo i francesi oggi è il turno delle minacce tedesche: ‘State giocando con il fuoco perché l’Italia è pesantemente indebitata’ dice Manfred Weber, leader dei Popolari europei… Lui pensi alla Germania che al bene degli italiani ci pensiamo noi!”.