Mai visto un colpo così basso da un ministro dell’Economia in carica, seppure ancora per poche ore. L’attacco sferrato da Pier Carlo Padoan, adesso parlamentare del Pd eletto a Siena, proprio su quel Monte dei Paschi che il governo di cui fa parte ha salavto buttandoci dentro una valanga di soldi pubblici, fa apparire innocenti persino le speculazioni in atto sui mercati con l’espediente dello spread. Padoan, in sostanza, ha addebitato al responsabile economico della Lega, Carlo Borghi, il brusco calo del titolo di Rocca Salimbeni ieri in Borsa. Un ritracciamento dell’8% che per il responsabile in uscita dal ministero di Via XX Settembre è dovuto all’annuncio dell’esponente leghista di voler cambiare i vertici della banca e soprattutto non venderla (o forse sarebbe meglio dire svenderla), come si aspettano non pochi grandi gruppi esteri a patto però di prenderla interamente risanata (ovviamente a spese dello Stato).
Propaganda – Dichiarazioni, quelle di Borghi, del tutto prevedibili e in linea con il programma della Lega, tanto da apparire sorprendente che qualcuno se ne sia sorpreso. Padoan però non si è voluto far sfuggire l’occasione. Un crollo dell’8% per il titolo del Monte dei Paschi è una notizia, soprattutto in quello che la sorte (e chissà quanto incidentalmente pure il massiccio investimento di soldi pubblici per salvare l’istituto di credito) ha fatto diventare il suo collegio elettorale. Così è partito l’attacco. ”Le dichiarazioni dell’on. Borghi, insieme alle indicazioni fornite nella bozza di programma di Lega e M5S – ha detto il ministro – hanno immediatamente creato una crisi di fiducia” sul titolo Mps. Si tratta di “un fatto molto grave che mette a repentaglio l’investimento effettuato con risorse pubbliche. Ho il dovere di ricordare a tutti gli attori politici che la fiducia si costruisce poco per volta, progressivamente, ma basta poco per distruggerla, tirandosi dietro i risparmi degli italiani che a parole si vorrebbero tutelare”. Una lezioncina, insomma, che dimentica però di enunciare alcune nozioni basilari. A cominciare dal dire che il calo del titolo ieri era ampiamente previsto per motivi tecnici.
Prese di beneficio – Come sicuramente non sanno i non addetti ai lavori, le azioni del Monte dei Paschi provengono da una serie di sedute con rialzi stratosferici, effetto dei buoni dati economici ottenuti proprio per effetto dell’intervento pubblico. Il 10 maggio scorso il titolo valeva 2,72 euro mentre ieri ha chiuso le contrattazioni a Piazza Affari a 2,92 euro, consentendo una scontata presa di beneficio da parte degli investitori. Certo, le grandi banche internazionali che proprio di Siena hanno fatto per anni carne di porco adesso saranno un po’ preoccupate di perdere il giochino riempito di soldi pubblici, ma strumentalizzare politicamente un ritracciamento fisiologico del titolo è un’operazione ardita. E poco nobile da parte di un ex ministro tecnico sceso così al rango di politicante.