Sono un punto di riferimento per milioni di italiani residenti all’estero. Una sorta di rappresentanza della pubblica amministrazione in territorio straniero alla quale rivolgersi per sbrigare pratiche burocratiche senza la necessità di rientrare in Patria. Eppure, negli ultimi anni, i consolati hanno dovuto fare i conti con una pesante riduzione del personale. Come ricorda, in un’interrogazione depositata a Palazzo Madama, la senatrice del Pd, Laura Garavini.
Mannaia continua -Tagli dovuti alle “misure di contenimento della spesa pubblica” e al “blocco del turnover delle aree funzionali” che non hanno risparmiato neppure la Farnesina. Dove si è passati dalle “3.996 unità del 2006” alle “2.711 del 2016”, con una diminuzione di 1.285. Più o meno il 33%. Ma non è tutto. “Per il 2020 – ricorda la parlamentare dem – sono previsti ulteriori 400 pensionamenti per limiti di età, destinati ad acuire difficoltà da tempo manifeste”. Un trend, però, che ha segnato quest’anno un’importante inversione di tendenza. Per il triennio 2018-2020, ricorda infatti la Garavini nella sua interrogazione, “si registra una svolta positiva”. è infatti prevista “l’assunzione in un biennio di 150 unità delle aree funzionali e un aumento di ulteriori 100 unità del contingente del personale a contratto”. Insomma, un passo avanti concreto. “A patto però che si privilegi l’assunzione di personale in grado di offrire servizi rispetto al personale diplomatico”, spiega, sentita da La Notizia, la senatrice del Pd. Che, non a caso, al ministro degli Esteri chiede “di disporre in via del tutto prioritaria l’assegnazione alla rete dei consolati, per rispondere sia ad esigenze incontrovertibili di funzionalità che alle insistenti richieste provenienti dalle nostre comunità”. Ma anche per impedire che “il gap di dotazione di personale per l’assolvimento di compiti internazionali, che si è aggravato tra l’Italia e i suoi partner europei, diventi, al limite, difficilmente recuperabile”.
Dal Regno Unito al Venezuela – Anche perché, nel corso del decennio interessato dai tagli del personale, “decine di sedi consolari e di istituti di cultura, soprattutto nell’area europea, dove risiede oltre la metà degli italiani residenti all’estero” sono state chiuse. Determinando situazioni di grave disagio ai nostri connazionali soprattutto nel Regno Unito. “La situazione di maggior difficoltà riguarda Londra a – spiega ancora a La Notizia la Garavini -. Dopo la Brexit, in particolare, si è registrata una vera e propria emergenza con il picco di richieste ai consolati italiani da parte di nostri connazionali per ottenere certificazioni sul proprio status giuridico di cittadini Ue”. E non è tutto. “Altre criticità si sono registrate con la chiusura della sede di Manchester e dell’agenzia di Edimburgo”, prosegue la senatrice del Pd. Non sono mancati disagi neppure in Sud America. “In particolare in Venezuela, soprattutto alla luce delle difficoltà politiche locali”, conclude la Garavini. Che ora, insieme a tanti italiani all’estero.