Silvio Berlusconi torna candidabile. Grazie alla riabilitazione concessa dal Tribunale di sorveglianza di Milano all’ex Cavaliere. Che ora, per sedere di nuovo tra gli scranni del Parlamento, da dove fu espulso per effetto della decadenza votata dal Senato il 27 novembre 2013 in applicazione della Legge Severino, non dovrà aspettare le prossime Politiche né sperare nello scioglimento anticipato delle Camere.
Colpo di scena – Come raccontato, infatti, da La Notizia il primo dicembre dell’anno scorso, la norma che gli consente di tornare subito in Parlamento è contenuta nel Rosatellum, la legge elettorale utilizzata per la prima volta il 4 marzo scorso. E che al punto 10 dell’articolo 2 stabilisce: “Nel caso in cui rimanga vacante per qualsiasi causa, anche sopravvenuta, un seggio in un collegio uninominale si procede ad elezioni suppletive”. Basterebbe, in sostanza, che un parlamentare di Forza Italia eletto in un qualsiasi collegio uninominale si dimettesse (magari dietro la promessa di un incarico compensativo). E a quel punto, per assegnare il seggio rimasto vacante, non resterebbe che un’unica strada, obbligata dalla legge: indire elezioni suppletive limitatamente a quel collegio. Ovviamente, non si tratta né di un aiutino né di una svista. Ma di un automatismo previsto dal Rosatellum e già presente nel vecchio Mattarellum, al quale la nuova legge elettorale si ispira, e che si applica nei soli collegi uninominali in caso di vacanza anche per cause sopravvenute come morte o dimissioni dell’eletto. Un meccanismo che, per citare un illustre precedente, permise ad Antonio Di Pietro di essere eletto senatore nel 1997, un anno dopo le Politiche, grazie alle suppletive nel Mugello.
Prima finestra – L’occasione per il ritorno in Parlamento di Berlusconi potrebbe arrivare con l’elezione (da parte delle Camere in seduta comune) dei due membri laici del Csm. A Palazzo dei Marescialli vanno, infatti, sostituiti gli ex componenti dell’organo di autogoverno della magistratura Maria Elisabetta Alberti Casellati (neo presidente del Senato) e il deputato Pierantonio Zanettin, entrambi cessati dal mandato all’inizio di quest’anno e, neanche a farlo apposta, entrambi di Forza Italia. Se a rimpiazzarli fosse un parlamentare azzurro in carica (tra i papabili c’è il neo senatore e storico avvocato dell’ex Cavaliere, Niccolò Ghedini), Berlusconi potrebbe prendere il suo posto. Certo resta l’incognita del quorum dei tre quinti dei votanti richiesto per il Csm. Ma in alternativa potrebbero tornare utili anche le Europee del 2019.