Lo chiama “neutrale”, “di servizio”. “Di garanzia”. Con un orizzonte temporale prestabilito: “Fino a dicembre”, o prima, se dovesse formarsi “una maggioranza parlamentare” per dar vita “a un Governo politico”. E con l’impossibilità per i suoi componenti a candidarsi alle prossime elezioni. Ma l’Esecutivo tratteggiato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine del terzo giro di consultazioni al Quirinale nasce già sfiduciato. Coi leader di M5s e Lega, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che prendono subito posizione affossando la proposta del Quirinale. “Nessuna fiducia a un governo ‘neutrale’, sinonimo di governo tecnico. Si vada al voto a luglio!”, dice il capo politico dei pentastellati. “Altro che governino per tirare a campare – gli fa eco Salvini –. Per me, o si cambia o si vota!”. Sì, ma quando? Entrambi indicano come data l’8 luglio, tra 60 giorni esatti. Sarebbe la prima volta, in estate. Sarebbe complicato, soprattutto, perché c’è una norma che regola il voto all’estero e impone un tempo minimo di due mesi dal decreto di scioglimento delle Camere (saremmo già fuori tempo massimo, insomma).
Alla fine, se proprio di luglio dovesse trattarsi, il Colle opterebbe per il 22. Prima però il presidente della Repubblica affiderà la gestione della fase elettorale a un Esecutivo “di garanzia”, per l’appunto, che sostituirà quello guidato da Paolo Gentiloni, espressione di una maggioranza che non esiste più. Per rappresentare l’Italia nelle imminenti e importanti scadenze della Ue di giugno.
Parlando ai giornalisti, pur mantenendo il solito savoir-faire, Mattarella non ha nascosto le proprie preoccupazioni per il perdurare di questo stallo. Facendo chiaramente capire che, se nuove elezioni dovessero essere, sarebbe preferibile aspettare l’inizio dell’autunno: votare in piena estate “renderebbe difficile l’esercizio del voto agli elettori”. Ma anche aspettando qualche mese, “a me compete far presente alcune preoccupazioni – ha spiegato il capo dello Stato –. Che non vi sia, dopo il voto, il tempo per elaborare e approvare la manovra finanziaria e il bilancio dello Stato per il prossimo anno. Con il conseguente, inevitabile, aumento dell’Iva e con gli effetti recessivi che l’aumento di questa tassa provocherebbe”. Meglio: “Va considerato anche il rischio ulteriore di esporre la nostra situazione economica a manovre e a offensive della speculazione finanziaria sui mercati internazionali”.
Infine, altra variabile certamente da non sottovalutare, anzi, “vi è il timore che, a legge elettorale invariata, in Parlamento si riproduca la stessa condizione attuale, o non dissimile da questa, con tre schieramenti, nessuno dei quali con la necessaria maggioranza. Schieramenti resi probabilmente meno disponibili alla collaborazione da una campagna elettorale verosimilmente aspra e polemica”, ha evidenziato Mattarella. Chiudono Lega e M5s, come detto, così come Giorgia Meloni (FdI). Disponibile invece il Pd: “Non faremo mancare il sostegno all’iniziativa preannunciata dal presidente”, dice il segretario reggente Maurizio Martina. Mentre FI sta alla finestra. “Siamo pronti come sempre al voto in ogni momento ma – riassume la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini – riteniamo che il voto in estate non sia adatto per garantire la partecipazione come sottolineato anche da Mattarella”. Non proprio il simbolo della tanto decantata unità.