L’obiettivo lo aveva anticipato il questore anziano di Montecitorio, Riccardo Fraccaro, con un post sul Blog delle Stelle, preannunciando una drastica sforbiciata ai vitalizi degli ex parlamentari. “Con un ricalcolo pienamente contributivo degli stessi, potremmo risparmiare immediatamente 76 milioni all’anno (tra Camera e Senato, ndr), in pratica il triplo di quanto stanziato dal governo per risarcire le vittime dei crac bancari. In altri termini, 380 milioni in una legislatura”. Il primo step, il deputato M5S, lo ha illustrato ai colleghi dell’Ufficio di presidenza della Camera nella seduta di giovedì. Dove si è presentato con le simulazioni del ricalcolo contributivo dei trattamenti previdenziali che, in attesa dell’intervento annunciato, peseranno sulle casse della Camera, bilancio di previsione 2018 alla mano, per 136,1 milioni di euro.
La sforbiciata – Fraccaro ha illustrato, in realtà, due possibili scenari frutto di due distinte simulazioni eseguite esclusivamente sui vitalizi diretti. Il primo prevede un taglio di 17,6 milioni di euro. Ottenuto attraverso il ricalcolo contributivo dei trattamenti erogati dalla Camera, attraverso l’applicazione “dell’aliquota contributiva del 33 per cento”, mutuata dalla legge Dini del 1995 e recepita “dalla normativa interna” di Montecitorio. Che dal 2012 ha esteso “il sistema contributivo delle prestazioni previdenziali” ai deputati cessati dal mandato. Il secondo scenario, invece, porterebbe il risparmio annuo a 18,7 milioni di euro. Con uno speach distribuito ai colleghi dell’Ufficio di presidenza e che La Notizia ha potuto visionare, Fraccaro ha chiarito i criteri seguiti per il ricalcolo contributivo dei vitalizi in essere e gli effetti complessivi prodotti dalla loro applicazione.
Gli scenari – Stando alla prima simulazione, sono 1.295 i vitalizi che verrebbero decurtati. In 13 casi con una riduzione “superiore al 50 per cento, fino ad un massimo dell’82,8 per cento” dell’assegno attualmente percepito. Mentre per 786 percettori, il taglio oscillerebbe “tra il 20 e il 50 per cento della prestazione”. Con un effetto collaterale: “L’applicazione di tale metodo – spiega Fraccaro nello speach – detetermina, per un verso, l’incremento dell’ammontare di circa 111 prestazioni”. In pratica 111 ex deputati incasserebbero un assegno più ricco dell’attuale con “maggiori oneri stimabili nella misura di circa 2,1 milioni di euro”. Un incremento, però, che la delibera conta di sterilizzare, prevedendo che, per questi vitalizi, l’ammontare resti invariato. Nella seconda simulazione, invece, la decurtazione interesserebbe 1.183 trattamenti vitalizi diretti. In 104 casi la riduzione supererebbe il 50 per cento fino ad un massimo del 77,1. Mentre per 706 ex deputati, il ricalcolo contributivo dell’assegno determinerebbe un taglio compreso tra il 20 e il 50 per cento. Anche in questo caso, per 223 trattamenti (il doppio rispetto alla prima simulazione) i nuovi criteri comporterebbero un incremento dell’assegno con “maggiori oneri stimabili nella misura di 5,5 milioni di euro”. Ma anche in questo caso, è previsto che il loro ammontare resti bloccato ai livelli attuali. Ma non finisce qui. Le stime elaborate “non tengono conto degli effetti del ricalcolo degli assegni vitalizi di reversibilità”, operazione tuttora in corso. Né della possibile modifica della disciplina in tema di sospensione del vitalizio per gli ex deputati condannati. Due ulteriori interventi dai quali ci si attendono ulteriori risparmi rispetto a quelli illustrati in Ufficio di presidenza.