Andrà a ‘vedere le carte’. Ma nonostante il mandato esplorativo a Roberto Fico, considerato l’anima ‘di sinistra’ del M5s, la linea del Pd non cambia. A ribadirlo, pochi minuti dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Camera al Quirinale (“si deve partire dai temi”), è Francesco Verducci, uno che Fico lo conosce bene visto che nella passata Legislatura è stato suo vice in Vigilanza Rai. “Roberto è una persona che rispetto molto” ma “un accordo non può esistere – dice il senatore dem a La Notizia –. Il Pd ha valori e una concezione della democrazia alternativi a quelli dei 5S”.
Ma è un’opportunità per voi, che alle urne non siete andati bene. Perché non coglierla?
“Perché un accordo politico coi grillini sarebbe la negazione delle ragioni per cui il Pd è nato, la vocazione maggioritaria, ne sancirebbe la sua fine. Quindi è uno schema che non esiste. Il M5s ha una concezione plebiscitaria e autoritaria della democrazia. È un’azienda-partito, un modello distorsivo rispetto a quello sancito dalla nostra Costituzione”.
Se ci fosse convergenza sulle proposte di Martina…
“Sono proposte sulle quali lavoreremo e ci batteremo in Parlamento e nel Paese, ma stando all’opposizione”.
Insomma, resta la linea dell’Aventino sempre e comunque.
“Questa immagine del Pd aventiniano non esiste. Più semplicemente, sarà un’opposizione che significherà iniziativa politica e capacità di incalzare chi governerà”.
Nel Pd però c’è chi vorrebbe costruire un ponte col M5s. I vari Boccia ed Emiliano sbagliano?
“Tutte le posizioni sono legittime, ma la direzione ha votato un mandato chiaro. Credo proprio che nelle prossime ore ci riuniremo per discutere di quanto accade, ma spero che venga riconfermata la volontà di essere alternativi al M5s e alle destre. Dopodiché, chiaramente, tutti dovranno attenersi alla linea decisa insieme”.
Così però non rischiate di infilarvi in un cono d’ombra che può essere altrettanto fatale?
“Non la penso così. Il Pd deve rispettare l’esito del voto, che vuol dire far governare i vincitori che si somigliano e si pigliano moltissimo, basti vedere quello che è successo nella spartizione delle cariche parlamentari. Solo così potremmo riconquistare la fiducia di quei segmenti che il 4 marzo non c’hanno dato fiducia”.
Per colpa di chi?
“M5s e Lega hanno vinto perché hanno saputo trasmettere un messaggio molto più politico del Pd, in particolare sulle domande di protezione e cambiamento. Al contrario, le nostre proposte migliori sono rimaste ‘appese’, figlie di nessuno. Colpe? Di certo, hanno pesato le divisioni interne, spesso basate su lotte intestine. Siamo stati percepiti come autoreferenziali, lontani, distratti. Abbiamo parlato un linguaggio da ceto politico e abbiamo pagato il conto”.
Il congresso?
“Prima va risolta la questione del Governo, poi si deciderà. Ma la cosa più importante è riattivare subito la partecipazione del nostro mondo”.