La sindaca Chiara Appendino si avvia ad affrontare il processo ma intanto otto presunti responsabili del caos che ha provocato un morto e più di 1.500 feriti la sera del 3 giugno scorso in piazza San Carlo a Torino finiscono agli arresti. Per loro l’accusa è di avere scatenato il panico durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions League. Un disastro che secondo gli inquirenti fu tutt’altro che casuale, ma causato intenzionalmente dal gruppo per mettere a segno delle rapine spruzzando spray urticante. Una tecnica già usata in altre rapine analoghe in grandi raduni pubblici. Alcuni degli arrestati sarebbero di origine extracomunitaria. Il gruppo è stato individuato grazie alle intercettazioni telefoniche nel corso di un’altra indagine: stavano parlando di una collanina, rubata in piazza, del valore di diverse centinaia di euro.
LE INDAGINI
“Per noi non cambia nulla: Erika, purtroppo, non ce la restituisce più nessuno”. Angelo Rossi ha commentato così l’arresto dei presunti responsabili della morte della nipote di 38 anni, Erika Pioletti, finita travolta dalle migliaia di persone radunate nella piazza e messe in fuga dalla calca impazzita. “Gli arresti? Lo apprendo ora da voi – ha ribadito Rossi ai cronisti dell’Ansa – ma non cambia nulla. A giugno saremo a Torino, con i genitori di Erika, per la posa di una targa ricordo”. “Non conosco i dettagli dell’operazione ma da quel che ho potuto capire mi pare che si sia trattato di un lavoro investigativo straordinario”. Così il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, in merito al blitz della polizia che ha portato in carcere le persone sospettate di avere scatenato il panico in Piazza San Carlo. Il magistrato si è complimentato con il questore, Francesco Messina, e con i colleghi della Procura presso il tribunale che hanno coordinato l’inchiesta. “Un’indagine complessa – ha detto – e condotta in modo molto intelligente”.
VERSO IL PROCESSO
L’accertamento di una dinamica palesemente dolosa alleggerisce solo parzialmente la posizione dell’amministrazione conunale guidata dalla Appendino, che solo due giorni fa ha ricevuto l’avviso di chiusura indagini per il disastro di piazza San Carlo. Un avviso che notoriamente può preludere il rinvio a giudizio. “Resto a disposizione della magistratura, come lo sono sempre stata”, aveva commentato la prima cittadina dopo aver reso noto il provvedimento che riguarda anche il suo ex capo di gabinetto, Paolo Giordana. Le indagini avviate nei mesi scorsi dalla Procura ipotizzavano disastro, lesioni e omicidio colposo. Inizialmente erano state 21 le persone indagate per il caos di quella notte nell’ambito dell’indagine aperta dai pubblici ministeri Vincenzo Pacileo e Antonio Rinaudo. Oltre che sui responsabili della sicurezza pubblica, i magistrati avevano acceso i fari sui dirigenti di Turismo Torino, l’ente designato all’organizzazione dell’evento. Alcune posizioni, secondo quanto emerso da ambienti giudiziari, sarebbero state già stralciate. Da ricordare che anche l’assessora all’Ambiente dell’epoca, Stefania Giannuzzi, al centro di alcune polemiche, si era dimessa. Le indagini sono finalizzate ad accertare chi ha causato il disastro che costò la vita alla Pioletti, travolta e deceduta dopo alcuni giorni passati in ospedale. A rimanere ferite furono, invece, ben 1.526 persone. Tra queste la più grave è stata Marisa Amato che è rimasta paralizzata.