La voglia di fare il mazziere, dopo aver passato una vita nella stanza dei bottoni, non passa mai. Verosimilmente questa tentazione non sta passando nemmeno a Giuseppe Guzzetti, 84enne presidente della Fondazione Cariplo e dell’Acri, l’associazione che rappresenta la fondazioni bancarie italiane. In questo momento una delle principali preoccupazioni di Guzzetti è quella di lasciare in eredità un presidente di “garanzia” in Cassa Depositi e Prestiti. Proprio questo, infatti, è il ruolo che viene espresso in Cdp dalla sessantina di fondazioni bancarie azioniste al 15,9% (il resto è in mano al ministero dell’economia). Il Cda della Cassa, come si sa, è in scadenza. E tra una proroga e l’altra, vista la difficile composizione del Governo, la partita dovrebbe essere decisa a giugno. Nell’attesa, sgambetti e colpi bassi sono già cominciati. L’altro giorno, sul quotidiano Il Tempo, il sempre molto informato Luigi Bisignani ha scritto che lo stesso Guzzetti starebbe autopromuovendosi per diventare presidente della ricca Cdp (250 miliardi di risparmio postale in gestione). In realtà, secondo gli osservatori più vicini alla partita, quella di Bisignani sarebbe una provocazione per ostacolare non una “autopromozione di Guzzetti”, ma le sue manovre per l’indicazione di un nuovo presidente. In più si fa notare che la medesima provocazione avrebbe lo scopo di provare a far confermare alla presidenza di Cdp Claudio Costamagna, ex banchiere di Goldman Sachs inviso al montante potere grillino ma molto sponsorizzato da Bisignani.
Insomma, strategie e tattiche si confondono. Di sicuro, nella sua voglia di mantenere un ruolo da mazziere, a Guzzetti non dispiacerebbe lasciare una sorta di zampata finale, regalando alle fondazioni azioniste della Cassa un presidente di garanzia. Del resto il recente passato lo ha spesso scottato. è ancora vivo nella memoria, per esempio, il modo in cui l’allora premier Matteo Renzi umiliò le fondazioni imponendo la rimozione del “loro” presidente in Cdp, l’ex ministro Franco Bassanini, proprio a beneficio di Costamagna. Certo, negli anni successivi questa umiliazione è stata ampiamente risarcita con operazioni come l’aumento vertiginoso degli interessi sul conto di tesoreria della Cdp presso il ministero dell’economia (vedi La Notizia del 29 marzo scorso) o il trasferimento alla stessa Cassa del 35% di Poste Italiane. Manovre di cui hanno ampiamente beneficiato anche le fondazioni azioniste. Ma c’è chi dice che tutto questo non è bastato a far digerire all’Acri la figura di Costamagna (su cui, come detto, pesa anche l’ostilità grillina). Ecco allora che Guzzetti si starebbe organizzando per spingere un’alternativa gradita alle fondazioni. A tal proposito, nei giorni scorsi, qualcuno ha messo in circolazione il nome di Massimo Tononi, ex sottosegretario al Tesoro con Prodi, ex presidente di Borsa Italiana e di Mps (a dir la verità nel suo più lontano passato c’è anche una parentesi nella stessa Goldman Sachs). Lo stesso Tononi, a riprova degli ottimi rapporti col mondo delle fondazioni, oggi siede anche nel Cda di Quaestio Capital Management, la sgr del famoso (e non fortunato) Fondo Atlante ma soprattutto il veicolo che gestisce parte delle ricche risorse della “guzzettiana” Fondazione Cariplo.
Inamovibile – Una grande partita di potere, dunque, nella quale quello che più di tutto stupisce chi guarda l’Italia dai mercati internazionali è come passino i decenni, cambi la geografia politica, i conti economici non tornino e però in un modo o nell’altro a dettare legge sono sempre gli stessi personaggi, con Guzzetti da decenni in prima fila. Un perfetto stereotipo, insomma, di una classe dirigente inamovibile, capace di modellarsi su qualunque sistema sia al comando, passando dalla Dc della Prima Repubblica ai governi di centrodestra e centrosinistra, senza mai fare una piega e soprattutto senza perdere la poltrona.
E dire che personaggi come il presidente dell’Acri hanno responsabilità in un panorama economico che non è certo il più brillante del mondo. Responsabilità su cui spesso si soprassiede, anche perché scomodare certi poteri non porta bene alle fortune di tante prestigiose carriere e la risposta quando arriva è come minimo laconica. Un piccolo ma significativo esempio è la contestazione fatta personalmente dal direttore di questo giornale, Gaetano Pedullà, alla presentazione dei dati idilliaci dell’ultima Giornata mondiale del risparmio. Il sondaggio realizzato da Pagnoncelli su un campione di appena mille persone assicurava che gli italiani sono contenti delle proprie banche e pure gli scandali delle Popolari venete sono perdonati. Un’assurdità, spiegò Pedullà a Guzzetti, dal quale ottenne la risposta paternalistica che bisogna conoscere per deliberare. E la conoscenza dei dati di Pagnoncelli all’Acri può bastare.