Un pianto greco. Anzi, europeo. Continuiamo a pagare decine di milioni di euro a causa delle pesanti sanzioni europee in cui, nel corso del tempo, ci siamo imbattuti. Ce n’è per tutti i gusti: dalle discariche all’emergenza rifiuti in Campania, agli aiuti di Stato per gli alberghi sardi passando per la depurazione delle acque reflue finendo ad altri aiuti questa volta specifici alle imprese di Venezia e Chioggia. Eppure tempo e modo per “sistemare le cose” ci sarebbe eccome. Come si legge nella relazione “concernente l’impatto finanziario derivante dagli atti e dalla procedure giurisdizionali di precontenzioso dell’Unione europea” consegnata in questi giorni dal ministero dell’Economia, i tempi sono piuttosto lunghi. Prima che arrivi una sanzione pecuniaria, infatti, occorrono di fatto due sentenze: nel primo pronunciamento, infatti, la Corte di Giustizia Ue dichiara semplicemente l’inadempimento “dello Stato membro agli obblighi sanciti dall’ordinamento unionale”. Ed è qui che il Paese può correre ai ripari perché, nel caso questo non accada, si potrebbe arrivare ad un secondo pronunciamento al termine del quale, invece, viene comminata una sanzione. Che non è roba da poco prevedendo una sanzione una tantum, forfettaria e ad una vera e propria penale “a far data dall’emanazione della seconda sentenza, per ogni giorno di ritardo nell’adempimento degli obblighi unionali”. E c’è anche una giustificazione sul perché di tale doppio binario: mentre la penale colpisce l’inadempimento, la sanzione forfettaria punisce l’inerzia dello Stato membro proprio per il periodo compreso tra la prima e la seconda condanna.
MULTE SALATE
Ebbene, l’Italia si è ritrovata ad essere inadempiente e inerte parecchie volte. Secondo l’ultimo aggiornamento (al 6 dicembre), infatti, abbiamo pagato per la procedura “Nuove discariche in Campania” 20 milioni di sanzione forfettaria e circa 87 milioni di penalità. C’è, poi, la procedura relativa alle “Discariche abusive”, arrivata a sentenza a fine 2014. In totale, ad oggi, abbiamo pagato poco meno di 180 milioni di euro. E ancora ne dovremmo pagare considerando che, secondo l’ultimo aggiornamento del ministero dell’Ambiente, risultano ancora non a norma 77 discariche delle 200 iniziali. Non male dopo oltre tre anni. Ci sono, ancora, i finanziamenti alle imprese veneziane: illegittimi aiuti di Stato, ha sentenziato la Corte Ue, per i quali abbiamo pagato altri 66 milioni. Ma non finisce qui. Tra le sanzioni, infatti, spicca anche la procedura relativa al “mancato recupero degli aiuti concessi per interventi a favore dell’occupazione”. Anche in quest’occasione si sarebbero configurati aiuti di Stato, per i quali abbiamo già pagato una sanzione forfettaria pari a 30 milioni, cui ovviamente si sono aggiunte le penali semestrali: 16,5 milioni, 6,2 e, infine, i 7,4 milioni relativa alla terza semestralità che, tuttavia, risultano ancora non pagati.
SUPPLIZIO CONTINUO
La partita, tuttavia, non finisce qui. Un altro procedimento aperto è quello relativo al “Trattamento delle acque superflue”, per cui dopo la prima condanna, è stata la Commissione stessa a ricorrere alla Corte di Giustizia per giungere alla sanzione del nostro Paese: “Le autorità europee – si legge nel report – hanno chiesto all’Italia che tutte le situazioni di non conformità […] vengano messe a norma”. Al momento sono 35 casi distribuiti su tutto il territorio nazionale. Ci sono, poi, gli aiuti al settore della navigazione in Sardegna (per circa 8 milioni) e agli albergatori sardi (altri 12,6 milioni). Tutte procedure per cui è giunta la prima condanna e ora si è in attesa che l’Italia recuperi i soldi da chi ne ha beneficiato. Pena, ovviamente, una nuova sanzione. Esattamente come per la procedura sul “Mancato recupero degli aiuti concessi alle imprese che investono in municipalità colpite da disastri naturali”. Anche qui siamo riusciti a disobbedire alle normative europee. Per ora non c’è ancora la seconda fatidica sentenza. Ma intanto l’Italia non recupera il maltolto. Non importa: poi si vedrà.