Al Governo non c’è ancora arrivato e non si sa nemmeno se ci arriverà. Ma attorno a Luigi Di Maio è cominciata una danza macabra di cui non tutti si sono accorti e che punta a fare quello che si è sempre fatto in Italia quando sulla scena del potere si affaccia qualcuno con il grave peccato di non avere scheletri nell’armadio. Segnali per ora, ma che alle letture più raffinate lasciano già capire dove si vuole andare a parare: gli orientamenti sessuali del candidato premier Cinque Stelle. Il tema va detto subito che è delicato e per un giornale liberale come La Notizia persino indifferente. Ma non tutti la pensano come noi, convinti come siamo che il buon politico è chi fa le cose perbene, indipendentemente dall’essere uomo o donna, etero o gay; vicende personali delle quali in un Paese che per fortuna anche su queste faccende non è più fermo all’età della pietra interessa a pochi. Ma Di Maio è un personaggio a cui è difficile trovare una macchia e per assurdo il suo essere emerso senza precedenti significative esperienze politiche e professionali lo rende inattaccabile. Del suo passato non si conoscono errori o compromessi utili a condizionarlo. Una condizione inusuale in uno Stato dove essere ricattabili è quasi una condizione necessaria per fare carriera. Con cosa si può imbrigliare allora Di Maio? Ma con un venticello sui suoi gusti a letto, ovviamente.
Certo, fossimo a un tavolo di poker questa è la posta di chi ha una misera doppia coppia, ma a volte nelle grandi partite del potere basta bluffare per stare in partita. L’importante è mettere in guardia, se non in difficoltà, chi si ha nel mirino. Cosa che nel caso di Di Maio qualche inconveniente potrebbe crearlo. Se il premier M5S in pectore si prodiga a costruire buoni rapporti col Vaticano, a presentarsi con il volto pulito e rassicurante su una scena politica dove agli ultimi due grandi leader Berlusconi e Renzi ci associa al primo il bunga bunga e al secondo i favoleggiamenti di indimostrati e indimostrabili legami con la Boschi, sporcarne in qualche modo l’immagine è già di per se un modo per fargli capire quanto sarà dura – se sarà – la sua permanenza a Palazzo Chigi. Ora, non che in Vaticano, per esempio, possano farci chissà quale morale sugli orientamenti gay, ma alzare i polveroni va sempre bene per far presa su certi ambienti bigotti e conservatori.
Zero prove ma non importa – Il problema è però che nessuno può fare accuse precise senza avere una prova e inoltre di Di Maio si conosce più di una fidanzata. Quindi come tirarlo in ballo per farci arrivare da soli al dubbio che Luigi non ci dica tutto sui suoi gusti in camera da letto? Su alcuni giornali sono iniziati a uscire un paio di articoli che attribuiscono grande influenza a fantomatiche lobby gay dentro il cerchio magico del candidato premier acclamato dal Movimento. A smuovere le acque in particolare è stato un articolo di Luigi Bisignani sul Tempo, ripreso in lungo e largo anche perché l’autore non è esattamente persona disinformata su cosa bolle in pentola nel Paese. Il fatto in sé ha comunque fragili appigli, per quanto incuriosisca anche perché ci si è guardati bene dall’inserire il ragionamento sul “potere gay” in un banale contesto sessista. Troppo poco come prova di una “corsia preferenziale” di Di Maio per chi è manifestatamente omosessuale? Ovviamente sì. Dunque si è rafforzato il concetto gettando nella mischia personaggi dichiaratamente bisex o che hanno fatto outing in staff ai massimi livelli del Movimento, oppure qualcuno dei nuovi eletti dall’orientamento sessuale notoriamente “chiacchierato”. Vittorio Sgarbi ha addirittura alluso a una relazione con il neo deputato Vincenzo Spadafora.
Se ancora non bastasse, nei corridoi dei Palazzi romani sono partite le voci di “innamoramenti” anche di noti giornalisti sempre per Di Maio, forse a sua insaputa navigato latin lover. Tanti indizi che insieme non fanno ancora uno straccio di prova, ma che certo sembrano più azioni di disturbo che innocenti curiosità sul possibile prossimo Presidente del Consiglio. A questo punto, anche se non dovrebbe esserci bisogno, ci pare necessario ribadire che gli affari personali di Di Maio sono roba sua e se fosse anche vero quello che si tenta così insistentemente di far passare, non ci sarebbe affatto nulla di male. Non sarebbe il nostro il primo Paese al mondo con un premier non etero o addirittura icona gay. Ma fa impressione che si possa usare un tale argomento anche solo per dimostrare che Di Maio abbia qualcosa da nascondere.