Come avere 35 milioni a disposizione e non usarli. Il che non è cosa da poco se si considera che il finanziamento era diretto alla gestione migranti, che tanto fa discutere in questo periodo di campagna elettorale. A riprova del fatto che, spesso, i soldi ci sono pure ma poi, inspiegabilmente, restano inutilizzati. Per capire più nel dettaglio di cosa stiamo parlando, facciamo un piccolo passo indietro. Il 22 dicembre scorso il dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, facente capo al dicastero guidato dal ministro Marco Minniti, pubblica tre avvisi pubblici relativi a “percorsi di inclusione in favore di minori stranieri non accompagnati nelle strutture di seconda accoglienza”, “potenziamento del sistema di prima e seconda accoglienza” e, infine, “promozione di interventi di inclusione sociale ed economica di cittadini dei Paesi terzi sviluppati in Italia e in altri Stati membri”.
Il tutto, come detto, per un finanziamento complessivo di 35 milioni di euro. Ovviamente ogni progetto era distinto l’uno dall’altro e così, nella documentazione, era specificato che gli enti, pubblici o privati che fossero (in quest’ultimo caso dovevano essere non a scopo di lucro), potevano presentare domanda per uno solo dei tre progetti in campo. Peccato che, alla fine dei conti, nessuno abbia presentato nulla. Il 27 febbraio, infatti, era l’ultimo giorno utile per presentare offerte. Lo stesso giorno, però, il ministero dell’Interno pubblica un altro documento, visionato da La Notizia, in cui si decreta che “il termine per la presentazione dei progetti a valaere sugli avvisi […] è prorogato alle ore 12.00 dell’11 aprile 2018”. E come mai tale rinvio? È specificato nello stesso documento: “Non risulta inviata alcuna proposta progettuale”. Insomma, nessuno ha partecipato. Con buona pace dei migranti che necessitano di ospitalità e del fondo da 35 milioni che pure il Viminale ha messo a disposizione. Ma è proprio questo il punto. Come il nostro giornale ha già ricostruito e come confermatoci da diverse onlus sono proprio i tempi di pagamento delle istituzioni pubbliche che spesso disincentivano a partecipare a tali avvisi: “Se tutto va bene, i finanziamenti arrivano con ritardi di tre mesi. E noi ci troviamo a dover anticipare”. Un meccanismo, questo, rallentato dai mille passaggi burocratici tra ministero e prefetture, prima di giungere a destinazione.