Quando lo raggiungiamo al telefono Giuseppe Civati, segretario e leader di Possibile e candidato in Lombardia con Liberi e Uguali, è in viaggio verso Brescia. Dove la scorsa notte è stato appiccato un incendio all’interno del centro sociale Magazzino 47. Incendio di chiara natura dolosa, visto che sono stati dati alle fiamme dei libri raggruppati al centro di una stanza. “Intimidazioni da parte di chi predica odio e lo pratica, in perfetta coerenza con l’apologia del fascismo che la nostra Costituzione vieta esplicitamente e che il ministro Minniti non ha voluto affrontare come si deve”, annota il deputato. Al quale non è sfuggita la notizia pubblicata mercoledì dal nostro giornale circa la candidatura nelle liste estere di Civica Popolare, il partito di Beatrice Lorenzin, di Rodolfo Carlos Barra, ex ministro della Giustizia argentino costretto a dimettersi nel 1996 a causa dei suoi trascorsi in un gruppo fascista, la Unión de estudiantes secundarios (Unes). Notizia sulla quale è sceso un silenzio di tomba. Nessun commento né da parte della ministra della Salute, che solo pochi giorni fa ha allontanato qualsiasi ipotesi di far parte di un Governo con dentro “le destre” (in primis la Lega di Matteo Salvini) né – tantomeno – dal leader del Pd, Matteo Renzi.
Civati, lei invece cos’ha pensato quando ha letto della vicenda di Barra?
“Che si tratta di un fatto grave, gravissimo. Lo è ancora di più alla luce degli slogan sull’antifascismo sciorinati in questi giorni e provenienti dal Centrosinistra senza rendersi conto di aver messo in lista uno che fu cacciato in Argentina per un passato in un’organizzazione di stampo fascista. Una circostanza che rientra in un disegno più articolato, l’ennesima contraddizione del pacchetto di Governo…”.
Indubbiamente un fatto grave. come dice lei. Eppure nessuno dice niente.
“Questa è la campagna elettorale delle contraddizioni, dove certe forme di amnesia sono sorprendenti. Masticando un po’ di politica, non mi sorprende che sul vostro affondo sia sceso un silenzio di tomba. È molto comodo vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro ma non la trave nel proprio. Peraltro, basta guardare a cosa c’è nelle liste del Pd e dei suoi alleati per rendersi conto come la vicenda di Barra non sia una svista, anzi”.
In che senso?
“Nelle liste del Pd e della Lorenzin, l’Alfano laziale, ci sono tutte le forme di destra. Io l’ho definito come ‘Casini royale’. In Lombardia, dove sono candidato io, c’è qualsiasi cosa. Da quelli vicini a Formigoni ai maroniani fino ai berlusconiani. Insomma, è un po’ come la scatola dei cioccolatini di Forrest Gump: non sai mai quello che ti capita, ma di solito dentro ci trovi gente che non c’entra niente col Centrosinistra. È la coalizione del trionfo del trasformismo”.
E Renzi? Nemmeno lui, che si professa antifascista un giorno sì e l’altro pure, ha proferito parola su questa storia.
“Parliamo dello stesso Renzi che ha ancora prima di diventare premier parlava di profonda sintonia con Berlusconi sulle riforme e che adesso si dice favorevole a bissare il Patto del Nazareno?”.
Proprio lui.
“Ecco, appunto. Da uno che ha fatto di Denis Verdini il player della politica italiana non mi aspetto che dica chissà cosa. Mi viene da pensare, piuttosto, che stia lavorando per diventare il leader del Nuovo Centrodestra…”.