Una grande riconoscenza comporta molta delicatezza, scriveva alla fine del Seicento Jean de La Bruyère, un moralista francese di cui il sindaco di Olbia Settimo Nizzi evidentemente non conosce gli aforismi. L’idea di intitolare una scuola elementare della sua città alla madre dell’Emiro del Qatar, Al Thani, sta facendo passare gli olbiesi per ingrati e lo stesso primo cittadino per nemico della libertà di stampa. Un esito imprevedibile per quello che Nizzi immaginava come un bel gesto verso la famiglia che sta spendendo un sacco di milioni in Gallura, salvando la compagnia aerea Meridiana (adesso rinominata Airitaly), realizzando un ospedale e facendo lavorare migliaia di persone negli hotel della Costa Smeralda. Di cosa hanno bisogno d’altra parte questi miliardari che a suon di petrodollari possono comprarsi tutto? Una bella targa, dunque, avrebbe mostrato a buon mercato una riconoscenza che il territorio deve ai reali del Qatar. Anche perché proprio la scuola da intitolare alla madre dell’Emiro è stata in parte ricostruita dopo l’alluvione del 2013 con una donazione della gentile signora. Unica cosa a cui Nizzi non ha pensato è stato chiedere ai suoi concittadini che ne pensassero. Una lacuna coperta dal sito d’informazione locale Olbia.it, che ha fatto un sondaggio tra i suoi lettori, scoprendo che il 96% di circa tremila votanti non era affatto d’accordo col sindaco. Un risultato che Nizzi non ha preso affatto bene, ordinando per ripicca di escludere la testata dalla mailing list del Comune. Una censura non rara.
Il blackout mirato della comunicazione da parte di chi dovrebbe essere sempre trasparente e collegato ai cittadini (o ai clienti nel caso di società che offrono servizi pubblici) è purtroppo molto più frequente di quello che i non addetti ai lavori possano pensare. La Notizia – per fare l’esempio a noi più facile – in cinque anni di pubblicazioni è stata esclusa persino dalle mailing list di aziende controllate dallo Stato che, in teoria, sarebbero obbligate a fornire almeno i più importanti dati economici e finanziari. Per non parlare di istituzioni e blasonate associazioni di categoria, anche del mondo finanziario, che hanno escluso questo giornale che adesso avete in mano dalle proprie rassegne stampa, così da nascondere almeno ai dirigenti gli eventuali articoli non graditi. Piccolezze di un Paese dove persone che sentono l’informazione come un fastidio coprono spesso ruoli determinanti. Personalità o sedicenti manager illuminati, che nei discorsi pubblici si pregiano pure di sostenere la stampa (purché sia amica).
Per tutti questi motivi il sindacato dei giornalisti e pezzi del mondo dell’informazione hanno espresso alla testata Olbia.it una solidarietà alla quale anche La Notizia si associa, convinti come siamo che nel nostro Paese c’è un deficit fortissimo sul diritto di stampa e di critica. Un tentativo di censura che trova nel ricorso temerario ai tribunali il gradino più alto di una visione distorta del rapporto che deve esserci tra poteri (siano politici, economici o di altro genere poco importa) e chi fa seriamente informazione. Il sindaco di Olbia è perciò in abbondante compagnia, vittima di un atteggiamento che lo ha scaraventato da una situazione di potenziale ragione in una condizione oggettivamente di torto. Cosa ha sbagliato Nizzi? Offrire un riconoscimento a un grande benefattore è un gesto di cortesia e gratitudine difficile da contestare. Dunque l’errore è stato solo nel non condividere la sua idea con i cittadini o perlomeno con i diretti interessati della comunità scolastica coinvolta.
Il sondaggio però l’ha avvertito di questo problema, e se il sindaco invece di minacciare avesse preso la palla al balzo, oggi non starebbe a difendersi dall’accusa di voler censurare chi ha fatto col suo lavoro un servizio utile anche all’amministrazione comunale. Aiutando la Giunta a regolare il tiro e non far passare i cittadini di Olbia per ingrati, confondendo un sentimento che i sardi non hanno con una rivalsa per una mossa che nessuno gli ha spiegato.