Spopolano i pirati informatici. Ormai il cybercrime è la categoria di frode più diffusa in Italia (45%), seguita dall’appropriazione indebita (42%). La graduatoria, stilata nel rapporto Global economic crime and fraud survey 2018 di PwC, prosegue poi con le frodi commesse dai consumatori e quelle contabili. Ma il vero nemico da abbattere è, come detto, il cybercrime che nel corso di due anni ha subito un’impennata, con un raddoppio dei crimini: le frodi dichiarate sono passate dal 20% al 45%. Minacce sempre più pervasive e condotte con tecniche sempre più affinate che rischiano di produrre danni economici di una certa entità alle aziende. Ecco perché è inevitabile per le aziende investire in prevenzione per evitare il danneggiamento ai processi di business, la sottrazione di asset all’azienda o l’innesco di possibili forme di estorsione. Sono 164 le aziende italiane che quest’anno hanno aderito al report, +15% rispetto alla precedente edizione, di cui la maggior parte appartengono al settore del manifatturiero (19%), seguite da quelle attive nei servizi finanziari (11%), servizi professionali (11%) e del retail & consumer (10%).
Complessivamente sono stati 7.228 i partecipanti totali per 123 Paesi coinvolti. A livello globale, negli ultimi 24 mesi, il 49% delle organizzazioni hanno dichiarato di aver subito reati economico-finanziari, mentre in Italia il dato si è fermato al 23%, con una stabilità rispetto alla precedente rilevazione. Anche se, sottolinea lo studio, “i risultati a livello italiano, più che mostrare una minor diffusioni delle frodi nel nostro Paese, potrebbero evidenziare una minor consapevolezza da parte delle organizzazioni. Inoltre le aziende non sono sempre propense a dichiarare di aver subito frodi, quindi è possibile che una parte di frodi intercettate non sia stata comunicata”. Molti, quindi, preferiscono non denunciare. Mentre le aziende più frodate appartengono al manifatturiero e ai servizi finanziari.
Ma chi froda le aziende? E qui risulta molto interessante quanto emerge dal Global economic crime and fraud survey 2018, visto che mentre a livello globale le frodi vengono realizzate da soggetti interni alle organizzazioni, le aziende italiane sono frodate maggiormente da soggetti esterni, in maggior parte da consumatori, di cui più clienti che hacker. Con buona pace di quelli che erano stati definiti rapporti di fiducia emerge che i problemi maggiori sono emersi con intermediari, agenti e fornitori. A prescindere dal colpevole la conta dei danni si rivela quasi sempre molto amara, visto che la metà delle aziende italiane ha dichiarato di aver subito perdite superiori ai 50mila dollari. Nel Belpaese solo un’organizzazione su tre si è poi attivata per fare luce sui misfatti accaduti. Ecco perché, si conclude lo studio, occorre investire di più sulla gestione dei rischi. Anche se un aiuto rilevante potrebbe arrivare grazie alla nuova legge sul whistleblowing, entrata in vigore a dicembre 2017, per tutelare il dipendente che segnala gli illeciti.