L’Italia è una Repubblica parlamentare. Ma a dare le carte è quasi sempre il governo. Non a caso, come sentenzia Openpolis, “dei circa mille deputati e senatori, solo un centinaio è riuscito a influire sui lavori di Montecitorio e Palazzo Madama, ennesima prova della forte crisi di identità che sta vivendo il nostro parlamento”.
Insomma, nonostante sulla carta il Parlamento sia il principale protagonista dell’iniziativa legislativa, il potere esecutivo sta “inesorabilmente rubando la scena, monopolizzando la produzione delle leggi nel nostro paese”. Non sono più i parlamentari a presentare le norme che vengono approvate dalle Camere, ma i membri del governo. Con il risultato che “la dinamica classica maggioranza-opposizione sta diventando sempre più una contrapposizione fra il Governo e l’opposizione”, sottolinea l’associazione che monitora l’attività parlamentare italiana. I numeri, del resto, parlano chiaro: il “74,74% delle leggi” approvate nell’attuale Legislatura “sono state di iniziativa governativa”. Più di “7 leggi su 10”. Con inevitabili ripercussioni sui parametri utilizzati per rilevare gli indici di produttività.
“In teoria l’espressione massima del lavoro di deputati e senatori è far approvare le proprie proposte legislative – si legge nel dossier di Openpolis –. Venendo meno questa possibilità, resa complicata dalle attuali dinamiche, è chiaro che i parlamentari hanno dovuto trovare vie alternative per incidere”. Tutto si gioca, in sostanza, intorno ai cosiddetti ruoli chiave. Come, ad esempio, la presidenza di una Commissione che “alza di molto la possibilità di ottenere un punteggio alto nell’indice di produttività parlamentare”.