Più che un opuscolo su “cifre e fatti” di quanto realizzato dalla Camera dei Deputati nel corso di questa legislatura, quello consegnato a fine anno alla stampa (e tuttora scaricabile dal sito di Montecitorio) è un vero e proprio album fotografico. Su 119 pagine, soltanto 4 sono sprovviste di foto. E la maggior parte (noi ne abbiamo contate 49) ritraggono lei: la presidente della Camera, Laura Boldrini. Immortalata in tutti i modi possibili, ora seriosa in Aula, adesso sorridente in mezzo ai giovani, poi in una commemorazione, infine in questa o quella commissione. Insomma, una onnipresenza più che presenza, che rasenta quasi il culto della personalità. Un culto il cui conto, ovviamente, paghiamo noi. Forse pochi sanno che Montecitorio paga anche veri e propri “servizi fotografici” che, nel corso del 2017, sono costati alle casse dello Stato esattamente 85.949 euro. Tutti soldi bruciati in foto per Boldrini & co. Per intenderci: ogni giorno, compreso Natali, Capodanni, domeniche e festivi di ogni tipo, spendiamo per le foto di Montecitorio 235 euro.
Di tutto, di più – È, questo, uno dei tanti dati che emergono dalla lunga lista di spese per forniture, beni e servizi pubblicata dalla Camera. In totale, tra primo e secondo semestre 2017, parliamo di quasi 70 milioni di euro (per l’esattezza: 69.682.135 euro) sborsati per pulizie, ristorazione, stampe, eventi e chi più ne ha, più ne metta. Per carità: nulla in confronto agli sfarzi di un tempo quando le spese superavano abbondantemente i 100 milioni. Ma non proprio bruscolini, specie se consideriamo che per il 2016 l’importo si aggirava intorno ai 67 milioni. Addentriamoci, a questo punto, nel fantastico mondo delle spese pazze di Montecitorio. Partiamo dalla pulizia, per cui nel corso del 2017 se ne sono andati 5,6 milioni di euro. Inevitabile, considerando il numero di palazzi collegati a Montecitorio e la loro estensione. Stesso discorso per la ristorazione: sfamare dipendenti, assistenti e parlamentari, l’anno scorso ci è costato 1,5 milioni di euro. E poi il facchinaggio, per cui abbiamo sborsato 1,6 milioni. Tutte spese inevitabili, dunque. Ci si chiede, però, se sia altrettanto inevitabile, visto proprio il numero di edifici di proprietà pubblica, spendere per “locazione passiva” la bellezza di 1,7 milioni di euro.
Per dire: la Camera è in affitto anche presso il “Patriarcato di Antiochia dei Siri”. Senza dimenticare, dulcis in fundo, gli arredi e la loro manutenzione, per cui si aggiungono circa 600mila euro al conto. Ma nella lunga sfilza di spese, spunta di tutto. E così, ad esempio, scopriamo che nel 2017 abbiamo sborsato circa 120mila euro per la “formazione linguistica e informatica del personale”. Non poteva mancare, poi, la voce per il vestiario dei dipendenti, per cui l’anno scorso se ne sono andati altri 146mila euro. A costare, però, sono anche le attività collaterali, tra eventi, convegni e pubblicazioni. Per dire: solo di “traduzioni e interpretariato” Montecitorio ha speso altri 111mila euro.
E, infine, accanto alle immancabili agenzie di stampa (2,8 milioni di euro), spuntano qua e là i soliti think-tank – dal Cespi fino a poco tempo fa presieduto da Piero Fassino, fino all’Iai nel cui direttivo siede ancora l’ex ministro Franco Frattini, e l’Ispi, il cui presidente onorario è Giorgio Napolitano – che ritroviamo tutte nel curioso capitolo relativo al “potenziamento delle strutture di supporto del Parlamento”. In totale parliamo di 103mila euro. A questo punto non resta che sorridere. Magari davanti a un flash. L’ennesimo.
Tw: @CarmineGazzanni