di Sergio Patti
La voce che gira è che siano andati a pregare l’ex direttore generale Mauro Masi per convincerlo a tornare in Rai. È l’effetto dell’aspettativa di un ritorno del Centrodestra al governo, ma anche dell’epurazione di dirigenti e riferimenti collegati a Berlusconi e Salvini, iniziata da Antonio Campo Dall’Orto e quasi terminata da Mario Orfeo. Masi, che da anni si occupa d’altro, ha ringraziato e difficilmente tornerà su una poltrona che ha lasciato.
Il problema di un riequilibrio politico però resta. La Rai è da sempre l’azienda di Stato più sensibile ai mutamenti elettorali, e soprattutto ai piani alti dopo essere stata largamente “renzianizzata” adesso in tanti si ricordano di aver sempre stimato il Cavaliere o di pensarla sin da bambini come la Lega. Naturale l’angoscia di chi ha fatto carriera utilizzando l’ascensore del segretario del Pd, lo stesso che prometteva di buttare i partiti fuori dalla Rai mentre invece a esser fatti fuori sono stati solo i simpatizzanti dei partiti suoi avversari. Come negli ultimi giorni dell’impero, chi non può più mimetizzarsi e cambiare cavallo si barrica e distribuisce doni, sperando almeno nella riconoscenza dei beneficiati.
IL CASO TG1 – Cartina di tornasole di questo andazzo sono alcune delle ultime nomine al Tg1, con situazioni emblematiche come la promozione a vice caporedattore di Vito D’Agnello, un corregionale fedelissimo di Orfeo, o lo scatto di carriera della lanciatissima conduttrice Emma D’Aquino a vice caposervizio agli esteri, non esattamente il suo settore. Sempre agli esteri è diventata vice caporedattore Francesca Capovani, ex del Tg3 da cui l’attuale direttore generale ha attinto parecchio quando era a capo del telegiornale sulla rete ammiraglia. Mentre i giornalisti certo non sgraditi a Sinistra arrivavano, quelli altrettanto non sgraditi al Centrodestra finivano in una riserva indiana o quasi, come è stato per il vicedirettore Gennaro Sangiuliano, privato di importanti deleghe, o la vice direttrice Susanna Petruni, spostata a Rai Parlamento dove peraltro ha contribuito a raggiungere ascolti notevolissimi. Anche la principale operazione di apparente par condicio, il varo della trasmissione Kronos su Rai due, è in realtà seguita passo passo dallo stesso Orfeo, dalla scelta dei conduttori non apertamente legati al Centrodestra – Annalisa Bruchi, moglie dell’ex sottosegretario di Forza Italia Mario Valducci ma isolata dalle segreterie, e l’ex radicale Giancarlo Loquenzi – fino all’invito degli ospiti.
RIPOSIZIONAMENTI – A dimostrazione di quanto sia affinato il fiuto politico di chi fa avanti e indietro nei corridoi Rai, i “sacrificati” di questa stagione del renzismo ormai considerata al tramonto stanno già cominciando a rialzare la testa, e anche per effetto di un diffusissimo malcontento sono riusciti a dare qualche segnale, come l’elezione del presidente del Comitato di redazione del Tg1, Francesca Oliva. Piccole scosse di quello che si annuncia come un terremoto se il 5 marzo il Pd finisse all’opposizione o venisse comunque ridimensionato dentro una maggioranza di coabitazione tra le principali coalizioni politiche. In tutto questo riposizionarsi le quotazioni restano basse per i Cinque Stelle, di cui non si percepisce la presenza ai livelli dirigenziali dell’azienda, delle reti e dei Tg. Livelli dove anche il Centrodestra non ha più punti di riferimento, con pochissime eccezioni, da Antonio Marano a Gianvito Lomaglio, Angelo Mellone, la sindacalista Anna Nicoletti e pochissimi altri.