I casi Cecconi e Martelli, già noti alle cronache ma ora messi a nudo dagli imbarazzi catturati dalle telecamere delle Iene e quello Vitiello, col quale si passa dal nodo delle rendicontazioni “farlocche” dei parlamentari colti sul fatto dalla trasmissione Mediaset a quello del neo candidato campano che rivendica la propria – passata, spiega – affiliazione alla massoneria. Peraltro derubricata a “hobby” nel momento stesso in cui fa sapere che non farà quel passo indietro dalle liste auspicato dai vertici del Movimento. Insomma, una giornata tesa, quella di ieri, per il M5s, stretto da due casi mediatici, e politici ovviamente.
“Cosa vi è di così imbarazzante nel servizi delle Iene per i 5 Stelle? Quale inconfessabili motivi ne impediscono la messa in onda? L’imbarazzo dei grillini senza Grillo per il sistema dei rimborsi non sarà perché magari tanto danno, solo poi per riprendere tutto o quasi con un accorto gioco di rimborsi?”, era il sospetto anticipato da Emanuele Fiano (Pd) per il servizio di Filippo Roma che poi verrà postato sul sito web de Le Iene. Una scelta, precisa Mediaset, dettata dal fatto che “è evidente che la ragion d’essere di un editore è pubblicare servizi di grande rilievo che diano prestigio editoriale e assicurino la maggiore diffusione di copie o, nel nostro caso, di ascolti tv” ma “visto che in questo periodo la messa in onda di questo genere di servizi in programmi televisivi non sotto testata violerebbe la disciplina della par condicio” ecco “la massima visibilità video all’inchiesta delle Iene su un mezzo, il web, su cui invece la legge sulla par condicio non si applica”. E in serata, passa all’attacco anche Matteo Renzi, che ritorce contro M5s lo slogan più famoso perché se “il Movimento Cinque Stelle ha riempito le liste di candidati scrocconi, truffatori e massoni? Serve una risposta chiara: onestà”. Solo che stavolta “lo diciamo per la democrazia, non per noi”.
Ma nel frattempo sta montando il caso Vitiello. “Ho avuto una breve esperienza in una loggia massonica e si tratta di un periodo che ha caratterizzato solo una parte della mia vita, conclusasi in tempi non sospetti e non per ragioni di opportunismo politico”, garantisce il candidato nell’uninominale Campania 1-12 Castellammare per il M5s, che non ci sta a farsi mettere sotto accusa e assicura che “quando ho firmato la mia candidatura con il MoVimento 5 Stelle ero in regola con il codice etico che ho letto e studiato come ogni altro adempimento burocratico”. Del resto “questa breve esperienza fa parte del mio passato e posso serenamente affermare che ha segnato la mia formazione umana”, visto che “quando mi affacciai a questo mondo fui spinto dall’amore per la cultura, per l’arte e per la storia d’Italia. Personaggi come Benedetto Croce, Voltaire, Mozart, Wilde, Doyle, Totò, Fermi, Carducci, Bixio, Beccaria, Mazzini e tanti altri mi hanno determinato a cercare di capire cosa li unisse e il pensiero che hanno condiviso”.
“L’impegno – racconta ancora – non collimava con la mia vita professionale perché più cresci e meno tempo hai per gli hobby”. Sì perché “la massoneria – osserva ancora – era un hobby e ritengo che questo non possa marchiare a fuoco un uomo che si è contraddistinto per tanto altro”. E che, rimarca ancora l’avvocato campano, “posso dire con serenità e certezza di non aver mai rubato, ucciso, truffato, corrotto o concusso”. Finale, della giornata almeno, i vertici del M5s vorrebbero un passo indietro ma è forse più probabile che si passi all’inibizione dell’uso del simbolo. Perché Vitiello mette nero su bianco che “come candidato in un collegio uninominale io rappresento la società civile e non comprenderò alcuna esclusione aprioristica e immotivata”.
“Non remerò contro il MoVimento – promette – ma non ho intenzione di ritirare la mia candidatura e vado avanti per la mia strada nella certezza di essere compreso da chi davvero mi conosce e crede in me”.
Stamattina però ci ha pensato Luigi Di Maio a chiudere i giochi: “Vitiello? È una persona che non ci aveva detto di appartenere a una loggia massonica. Non può stare nel movimento, gli abbiamo inibito l’uso del simbolo: per lui è game over”.