“Il volto di Damasco è un uccello che graffia le nostre coscienze, morde le nostre tende e becca dolcemente le nostre dita”. Forse è tutto riassunto qui, nei due versi di Nizar Qabbani, il motivo per cui Laura Tangherlini, giornalista di RaiNews24, e suo marito, il cantautore romano Marco Ro’, non hanno potuto fare a meno di tradurre il giorno più bello della loro vita, il matrimonio, in qualcosa che andasse al di là di regali, feste, congratulazioni e brindisi.
Il richiamo di una terra lontana, disgraziata e martoriata, com’è la Siria, è stato più forte. Da qui la scelta: niente viaggio di nozze. O, meglio, niente viaggio verso mete da sogno e buone per i selfie. Meglio i confini disastrati di Libano e Turchia con la Siria. Meglio avere, come regali di nozze, giochi, libri e cibo per le popolazioni siriane. Meglio tradurre l’amore inconfondibile che lega un uomo e una donna nell’amore, ancora più sublime, verso un popolo intero, verso figli di una terra devastata da interessi politico-economici che si nascondono beffardi dietro l’alibi religioso. Da qui la decisione di partire, di festeggiare le nozze in maniera non canonica. Per raccontare – e vivere – la Siria. Quella vera, quella da cui è sempre stata catturata la Tangherlini nella sua carriera giornalistica. Ma qui c’è di più. Il racconto che ne è nato è più di un reportage, è più di una testimonianza giornalistica. A leggere Matrimonio siriano (Infinito Edizioni; libro più documentario in Dvd, corredato da quattro canzoni inedite di Marco Ro’, due delle quali scritte e cantate insieme all’autrice), si resta colpiti e impressionati.
Perché la storia di Aicha, 23 anni di Idlib e tre figli a carico; quella di Abu Anas, moglie e quattro figli, di cui uno era rimasto ferito, colpito al collo da una scheggia mentre studiava; o ancora quella del ragazzino di 12 anni che resta estasiato dopo aver bevuto, per la prima volta nella sua vita, del succo di melograno; tutte queste non sono semplici storie giornalistiche. Come non lo sono i racconti di siriani torturati dal regime o le testimonianze delle famiglie ostaggio dei ribelli. È vita. Vita che la Tangherlini trasmette sapientemente, restituendo al lettore la stessa intensità che lei per prima ha vissuto in prima persona.