di Stefano Sansonetti
Magari tra un brindisi e l’altro, per festeggiare la performance dei conti 2017, qualcuno si sarà anche posto la domanda. Il fatto è che tra i nuovi componenti del Cda di Unicredit, comunicati dalla banca la sera prima, sembrano esserci profili in grado di suscitare interrogativi. O almeno qualche riflessione. Un nome su tutti è quello di Andrea Sironi. Ex rettore della Bocconi, insieme ad altri profili è finito nella lista dei nuovi consiglieri che, secondo una recente modifica alla governance societaria di Unicredit, vengono proposti direttamente dal Cda in carica. Si dà però il caso che attualmente Sironi sia anche presidente di Borsa Italiana spa. E qui, come minimo, si apre una questione.
IL DETTAGLIO. Borsa Italiana, ormai da qualche anno passata sotto il controllo del London stock Exchange Group (la Borsa inglese), come spiega chiaramente il suo sito internet “si occupa dell’ammissione, sospensione ed esclusione di strumenti finanziari e operatori dalle negoziazioni”. Inoltre, si aggiunge subito dopo, “gestisce e controlla le negoziazioni e gli obblighi di operatori ed emittenti”. Insomma, Borsa Italiana spa agisce di fatto anche da organo di controllo. E adesso il suo presidente, Sironi, è stato indicato come consigliere di amministrazione di una società quotata controllata, ossia Unicredit. Per carità, la nota della banca guidata dall’Ad Jean Pierre Mustier chiarisce che sono state seguite alla lettera leggi e procedure. Ma forse qualche questione di opportunità resta. Il caso Sironi, che magari potrebbe anche scegliere su quale poltrona restare una volta nominato, non è però il solo. Sempre tra i nuovi membri del Cda compare il nome di Stefano Micossi.
IL PROFILO. Direttore generale di Assonime da una vita, l’economista attualmente siede anche nel Cda di quella sorta di banca pubblica atipica che è la Cassa Depositi e Prestiti. Ma soprattutto, sempre a stare al sito internet, Micossi è pure componente del Comitato corporate governance della stessa Borsa Italiana. Andando ad approfondirne la funzione, si scopre che questo organismo ha il compito di promuovere “il buon governo delle società italiane quotate, da realizzarsi sia mediante un costante allineamento del Codice di autodisciplina alle best practice, sia attraverso ogni altra iniziativa che possa rafforzare la credibilità del Codice”. Anche lui, quindi, è in predicato di finire nel Cda di una quotata controllata. Tra i signori delle poltrone indicati per il nuovo Cda di Unicredit, poi, c’è anche Maria Pierdicchi, oggi consigliere di Luxottica e Autogrill. Ma la Pierdicchi è nota soprattutto per essere stata fino al 2015 responsabile Sud Europa di Standard & Poor’s, l’agenzia di rating che sforna le tanto temute pagelle su Stati e aziende private.
BILANCIO. Sta di fatto che tutti questi nominativi transiteranno per l’assemblea della banca, fissata per il prossimo 12 aprile. In quell’occasione dovranno essere approvati anche i conti presentati ieri da Mustier. Ne viene fuori che nel 2017 i ricavi di Unicredit si sono attestati sui 19,6 miliardi, in aumento dell’1,7%. Mentre gli utili sono arrivati a 5,5 miliardi, in netta controtendenza rispetto al bagno di sangue dell’anno precedente, che si era chiuso con un rosso di 11,6 miliardi. Dati che hanno dato slancio al titolo in Borsa. In una piazza Affari nuovamente crollata del 2,26% (dopo il rimbalzone del giorno prima), ieri Unicredit è stato il miglior titolo del Ftse Mib, chiudendo a +2,1%.