Tutto rinviato alla prossima legislatura. Dopo le polemiche che hanno preceduto l’Ufficio di presidenza di oggi e, soprattutto, dopo la bocciatura arrivata da alcune sigle sindacali interne, Montecitorio decide di non decidere sui bandi per le assunzioni di nuovi consiglieri del ruolo generale, tecnici informatici e documentaristi. Motivando la scelta con la necessità di attendere che anche il Consiglio di presidenza del Senato si pronunci sul regolamento che dovrà disciplinare la procedura, vista la recente istituzione del ruolo unico del personale. Insomma, sarà il prossimo Parlamento a riprendere in mano il delicato dossier dei (futuri) concorsi. Nonostante all’ordine del giorno della seduta odierna fosse chiaramente indicato, al punto 3, “esame dei fabbisogni organici dell’Amministrazione e connesse deliberazioni sui bandi di concorso pubblico, per esami, per l’assunzione di dipendenti“.
No dei sindacati – Bandi sui quali, considerazioni di opportunità a parte sulla tempistica, non erano mancati neppure i rilievi di merito. Per le “criticità” evidenziate da diverse organizzazioni sindacali del personale della Camera. A cominciare proprio, avevano spiegato Osa-Camera, Uil-Camera, Sci e Cisl in un parere congiunto, dalla “quantificazione del fabbisogno in misura abnorme” relativamente alla figura dei consiglieri. In altre parole, un fabbisogno sovrastimato rispetto alle necessità. Giudicando, in particolare, “elevato” il “rapporto consiglieri/dipendenti”. Rapporto che, sulla base della stima del fabbisogno loro sottoposto, “passerebbe da un consigliere di professionalità generale ogni 13 dipendenti del 2007 (anno in cui è stato disposto il blocco totale delle assunzioni, ndr) ad un consigliere ogni 8 dipendenti”. Una quantificazione “eccessiva” e “in contraddizione con lo svolgimento di funzioni manageriali e gestionali”.
Fabbisogno abnorme – Una stima che, nonostante dal 31 dicembre 2007 al 1° gennaio 2018 il personale in servizio a Montecitorio si sia ridotto da 1.839 a 1.126 unità, risulta “abnorme”, secondo i sindacati, anche in relazione al “numero dei consiglieri definito nella pianta organica del Senato pari a 125 unità”. In regime di bicameralismo perfetto in cui ciascun ramo del Parlamento svolge le medesime funzioni e i medesimi compiti, rilevano infatti, “appare sintomo di inefficienza e diseconomia organizzativa della Camera la fissazione di un fabbisogno minimo e massimo superiore rispettivamente del 36% e del 52% alla pianta organica determinata al Senato”. Un divario, aggiunge ancora il parere dei sindacati, che “non può essere meramente giustificato dalla più ampia numerosità dei parlamentari”.
Lettera di fuoco – Insomma, una bocciatura. Che ieri aveva spinto gli stessi sindacati a scrivere persino una lettera alla presidente Boldrini, inviata per conoscenza, tra gli altri, anche alla segretaria generale di Montecitorio Lucia Pagano, per ribadire “la nostra contrarietà all’indizione di un concorso per consiglieri parlamentari”. Una decisione, quella dei vertici amministrativi, concludono, “che ci trova in forte opposizione”. Una lettera che, insieme al parere, è stata evidentemente convincente.
Tw: @Antonio_Pitoni