Un bando per l’assunzione di consiglieri del ruolo generale della Camera a sedici anni dall’ultimo concorso. E altri per la professionalità tecnico-informatica e documentaristi. Messi all’ordine del giorno dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio, guidato da Laura Boldrini, convocato giovedì 8 febbraio. Insomma, la Camera torna ad assumere. Ma a Parlamento ormai sciolto e a meno di un mese dalle prossime Politiche. Considerazioni di opportunità a parte sulla tempistica, non mancano neppure i rilievi di merito. E le “criticità” evidenziate da diverse organizzazioni sindacali dei dipendenti. A cominciare, scrivono in un parere congiunto, dalla “quantificazione del fabbisogno in misura abnorme” relativamente alla figura di consigliere. In altre parole, sovrastimato rispetto alle necessità.
Consiglieri alla carica – E pur manifestando “compiacimento” per “la predisposizione di un piano dei fabbisogni organici”, quale condizione necessaria per la gestione delle risorse umane “in ottica di efficienza ed economicità”, Osa-Camera, Uil-Camera, Sci e Cisl giudicano “elevato” il “rapporto consiglieri/dipendenti”. Rapporto che, sulla base della stima del fabbisogno loro sottoposto, “passerebbe da un consigliere di professionalità generale ogni 13 dipendenti del 2007 (anno in cui è stato disposto il blocco totale delle assunzioni, ndr) ad un consigliere ogni 8 dipendenti”. Una quantificazione “eccessiva” e “in contraddizione con lo svolgimento di funzioni manageriali e gestionali”. Nonostante dal 31 dicembre 2007 al 1° gennaio 2018 il personale in servizio a Montecitorio si sia ridotto da 1.839 a 1.126 unità, la stima risulta “abnorme”, secondo i sindacati, anche in relazione al “numero dei consiglieri definito nella pianta organica del Senato pari a 125 unità”. In regime di bicameralismo perfetto in cui ciascun ramo del Parlamento svolge le medesime funzioni e i medesimi compiti, rilevano infatti, “appare sintomo di inefficienza e diseconomia organizzativa della Camera la fissazione di un fabbisogno minimo e massimo superiore rispettivamente del 36% e del 52% alla pianta organica determinata al Senato”. Un divario, aggiunge ancora il parere dei sindacati, che “non può essere meramente giustificato dalla più ampia numerosità dei parlamentari”.
Troppe esternalizzazioni – E non finisce qui. Il testo redatto dai sindacati, sottolinea “due gravi criticità”. In primo luogo “l’assenza di un progetto di aggiornamento del ruolo e delle funzioni dei dipendenti della Camera”. Senza contare “l’eccessivo e deleterio peso che viene dato allo strumento delle esternalizzazioni”. Rispetto al quale si sottolinea “la necessità di definire in maniera concreta e puntuale le regole e i criteri”. Considerazioni che hanno spinto i sindacati a scrivere persino una lettera alla presidente Boldrini, inviata per conoscenza anche alla segretaria generale di Montecitorio Lucia Pagano, per ribadire “la nostra contrarietà all’indizione di un concorso per consiglieri parlamentari”. Una decisione, quella dei vertici amministrativi, concludono, “che ci trova in forte opposizione”. Resta da capire quanto le nuove assunzioni, qualora i concorsi fossero indetti, peseranno sui costi del personale di Montecitorio. Peraltro già destinati ad aumentare nel 2018, stando al bilancio di previsione (provvisorio) pubblicato dalla Notizia, per effetto del venir meno, dal 1° gennaio di quest’anno, dei tetti agli stipendi introdotti da una delibera del 2014. La spesa per gli emolumenti del personale “è quantificata per il 2018 in 175,2 milioni di euro ed evidenzia un incremento di 4,5 milioni di euro rispetto all’anno precedente (170,7 milioni)”, si legge nella relazione che accompagna il bilancio. Stima, ovviamente, al netto dei prossimi concorsi.
Articolo aggiornato alle 23,00 di mercoledì 7 febbraio.
Twitter: @Antonio_Pitoni