Prima picchiato a Ostia e ora anche beffato da viale Mazzini. Dopo aver incassato la testata da Roberto Spada, ora il giornalista di Nemo Daniele Piervincenzi ha dovuto incassare un altro colpo. Dalla Rai. Che, per ora, ha deciso di non costituirsi parte civile nel procedimento che vede Spada e Ruben Nelson Del Puerto rinviati a giudizio per l’aggressione a Piervincenzi e all’operatore Edoardo Anselmi avvenuta lo scorso 7 novembre.
I reati contestati dai pm Ilaria Calò e Giovanni Musarò sono quelli di lesioni personali e violenza privata aggravata dal metodo mafioso. Il prossimo 30 marzo la prima udienza del processo davanti alla nona sezione del tribunale di Roma. Nel procedimento si sono subito costituiti parte civile la Federazione nazionale della stampa, l’ordine dei giornalisti, Libera, Associazione Antonino Caponnetto e Regione Lazio. Nella giornata di ieri si è aggiunto anche il comune di Roma. E la Rai? Perché è sparita dalla scena dopo che nei giorni seguenti l’aggressione imperversavano filmati contro l’aggressione ai giornalisti sugli schermi di viale Mazzini? ”La Rai rischia di scrivere una pagina di volta in volta più brutta”, ha scritto su Facebook il componente della Comissione di Vigilanza Rai del Pd Michele Anzaldi, “Prima, nonostante le dichiarazioni delle massime autorità che lo considerano un giornalista Rai, si è scoperto che il giornalista di Nemo aggredito e ferito da Roberto Spada non ha nessun rapporto contrattuale con la Rai, bensì con Freemantle, per cui lavora da freelance. Adesso”, continua il vulcanico Anzaldi, “viene fuori che né la Rai né Freemantle hanno nemmeno provato a costituirsi parte civile nel processo a fianco di Piervincenzi, tentativo che poteva anche essere respinto dal giudice ma sarebbe comunque rimasto come necessario atto simbolico di vicinanza al giornalista”.
Una decisione che secondo Anzaldi danneggia giornalismo ed informazione. Quanto accaduto ha sottolineato l’esponente dem “per la Rai non è abbastanza importanti per manifestare la propria solidarietà come costituirsi parte civile”. Nella giornata di ieri abbiamo chiesto all’ufficio stampa Rai il perché della decisione della televisione di Stato di non costituirsi parte civile, senza, però, ricevere alcuna risposta in merito. Qualche osservatore ha fatto notare che il costituirsi parte civile avrebbe potuto permettere a Piervincenzi e al videomaker Anselmi di chiedere successivamente l’assunzione in Rai in caso di condanna di Spada e Del Puerto. È davvero questo il motivo per cui la tv di Stato guidata da Mario Orfeo finora ha preferito tirarsi fuori? Attendiamo fiduciosi un chiarimento sulla vicenda.