A tempo praticamente scaduto, quando l’unica soluzione sembrava il ritorno alle urne – un vero e proprio shock per un Paese che non sa cosa vuol dire “instabilità” – Cdu, Csu e Socialdemocratici hanno trovato l’accordo per assicurare alla Germania un nuovo governo di Grosse-Koalition.
Soluzione che in campagna elettorale nessuno voleva, ma che si è resa necessaria dopo lo stallo scaturito dalle elezioni dello scorso 24 settembre. “Credo che riusciremo a formare un governo entro Pasqua a condizione che il congresso dell’Spd (in programma il 21 gennaio a Bonn, ndr) dia il suo consenso e che sia mantenuta la velocità che abbiamo raggiunto durante questi colloqui esplorativi”, ha spiegato ieri il leader della Csu, Horst Seehofer, al termine di un negoziato durato 21 ore. Negoziato non privo di “turbolenze”, come ha ammesso nella conferenza stampa congiunta con lo stesso Seehofer e la Cancelliera, Angela Merkel, il leader della Spd, Martin Schulz. Alla fine comunque i tre capi partito hanno trovato la quadra, sintetizzata in un documento di 30 pagine accolto con freddezza dalla Bundesverband der Deutschen Industrie (BDI), la Confindustria tedesca, secondo la quale all’interno c’è “solo un minimo delle proposte attese” mentre “manca una visione su quale sia la direzione da dare al Paese”.
Parziale bocciatura degli industriali tedeschi a parte, all’interno della dichiarazione d’intenti sottoscritta dal trio Merkel-Schulz-Seehofer spicca il rinnovato “impegno per l’Europa”, in stretto coordinamento, manco a dirlo, con la Francia dell’enfant prodige Emmanuel Macron, con la quale Berlino promette “un rinnovamento dell’Ue”. L’Italia? Non pervenuta, nonostante il premier Paolo Gentiloni sia stato fra i primi a salutare l’esito positivo delle trattative (“L’intesa tra Merkel e Schulz getta le basi per un governo di coalizione in Germania. Una buona notizia per l’Europa”, il messaggio lanciato via Twitter), tanto da guadagnarsi – secondo quanto dettato dalle sempre ben informate “fonti di Palazzo Chigi” alle agenzie – addirittura una telefonata di ringraziamento della Cancelliera.
L’intesa tra #Merkel e #Schulz getta le basi per un governo di coalizione in Germania. Una buona notizia per l’Europa
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 12 gennaio 2018
Pacche sulle spalle a parte, comunque, come al solito per il Belpaese il “bottino” si preannuncia magrissimo. Sarà per l’incognita-elezioni del prossimo 4 marzo, dall’esito imprevedibile, sarà perché di base a tedeschi e francesi non piace troppo averci tra i piedi, come successo più d’una volta quando a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi e all’Eliseo François Hollande, con Merkel unica “sopravvissuta”. Sta di fatto che nelle pieghe dell’accordo, alla voce “migranti”, per noi c’è una notizia non troppo positiva: insieme al limite annuale di ingressi (180/220mila), per dare il via libera ai ricongiungimenti familiari dei migranti la Germania non prenderà più i mille profughi dal nostro Paese e dalla Grecia, come concordato l’anno scorso. Insomma, la solita fregatura.