Non ci sono solo i costi per il personale dipendente e quelli per i vitalizi degli ex senatori. Nel bilancio di previsione (provvisorio) 2018 di Palazzo Madama, che comunque spenderà quest’anno 11,8 milioni in meno (vedi pezzo a destra) rispetto al 2017, a pesare di più sono, come nei precedenti esercizi, spesa corrente e spesa previdenziale. Basti pensare che per pagare indennità, diaria e rimborsi vari ai parlamentari in carica (79,76 milioni di euro), gli stipendi del personale di ruolo (100,58 milioni) e non di ruolo (altri 21,2 milioni), vitalizi agli ex senatori (75,5 milioni), pensioni agli ex dipendenti (150,1 milioni) e relativi oneri previdenziali (altri 7,2 milioni), se ne andranno in tutto 434 milioni 411mila euro. In pratica l’82,68% della spesa complessiva (551 milioni) stimata per il 2018.
Palazzo di lusso – Ma non è tutto. Altri 22 milioni 70mila euro (720mila in più del 2017) se li spartiranno i gruppi parlamentari comecontributo unico annuo. Mentre le spese di cerimoniale e rappresentanza assorbiranno 1,96 milioni. Se per i servizi informatici Palazzo Madama spenderà oltre 9 milioni di euro, un altro salasso arriva per coprire i costi della comunicazione istituzionale: in tutto 5,47 milioni, tra atti parlamentari (2,3 milioni), riproduzione di atti e documenti (1,067), servizi televisivi e multimedialità (655mila), spese per l’accesso gratuito agli atti parlamentari (450mila) e attività di promozione, comunicazione e pubblicazioni (un altro milione). Tra studi, ricerche, documentazione e informazione se ne andranno 3,1 milioni, dei quali ben due in abbonamenti alle agenzie di informazione. Per assicurare senatori, dipendenti, immobili e beni mobili vari Palazzo Madama dovrà sborsare, invece, 3,6 milioni in polizze. I servizi di mobilità, trasporto e spedizione costeranno ben 7,6 milioni di euro; canoni di locazione, utenze e corrispondenza altri 4,82 milioni. Per non parlare dei costi della manutenzione ordinaria (6,28 milioni), dei servizi logistici (5,7), comprensivi di pulizie (3,2), traslochi e facchinaggio (2 milioni), e per l’acquisto di beni e materiali di consumo (1,4 milioni), come carta e articoli di cancelleria (221mila euro). I servizi di ristorazione costeranno invece 1,7 milioni.
Tagli chi può – La senatrice-questore, Laura Bottici del M5S, non firmerà il bilancio. “Innanzitutto per una questione di trasparenza che le modalità di redazione del documento non garantiscono – chiarisce -. Ma anche perché molti possibili interventi per tagliare gli sprechi non sono stati posti in essere”. A cominciare dai costi di stampa e della carta, sottolinea la Bottici: “Spendiamo oltre 9 milioni di servizi informatici ma poi, come successo con l’ultima legge di bilancio, stampiamo migliaia di pagine con gli emendamenti da distribuire a tutti i senatori – accusa -. Per risparmiare basterebbe limitare il numero delle stampe a quello dei senatori che ne fanno richiesta”.
Tw: @Antonio_Pitoni