La road map è definita. Torneremo a votare domenica 4 marzo. Ci lasceremo così alle spalle una XVII Legislatura ricca di colpi di scena, trame, veleni. Fatta di tre Governi, due presidenti della Repubblica, leggi tanto attese (come unioni civili e biotestamento) ma anche molte “grandi incompiute”, per esempio Ius soli e ddl Richetti sul taglio dei vitalizi. Dall’“abbiamo non vinto” di Pier Luigi Bersani all’attesissima audizione dell’ex Ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, in Commissione Banche, ecco le dieci istantanee che hanno segnato questi 5 anni.
25 febbraio 2013: “Abbiamo non vinto” – Tutto è cominciato così. Con un Pier Luigi Bersani dal volto plumbeo che la sera delle elezioni si presenta davanti ai giornalisti e ammette: “Non abbiamo vinto, anche se siamo arrivati primi”. L’allora segretario del Pd è entrato Papa e uscito cardinale, complici i risultati sopra le attese di Pdl (29,18%) e M5S (25,56%). Il 22 marzo il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, gli dà comunque l’incarico di formare un Governo.vanno aiutate. Se uno vuole continuare vuole continuare.
27 marzo 2013: “Mi sembra di stare a Ballarò“ – Alla fine il leader dem sarà costretto a gettare la spugna. Storico, in questo senso, è rimasto il confronto in streaming coi primi due capigruppo del M5S, Roberta Lombardi (Camera) e Vito Crimi (Senato). Dopo che Bersani, con a fianco il vicesegretario Enrico Letta, illustrò loro le proposte del Pd, Lombardi rispose dicendo: “Ascoltandola mi è sembrato di essere di fronte a una puntata di Ballarò”. Sipario.
20 aprile 2013: Primo (storico) bis al Colle – Pur senza una maggioranza, dal 18 aprile il Parlamento in seduta comune è chiamato a scegliere il successore di Napolitano. Impallinato Franco Marini e affondato Romano Prodi (colpa dei famigerati 101), due giorni dopo i partiti chiedono a “Re Giorgio” di concedere il bis. È la prima volta nella storia della Repubblica. Alla Camera, Napolitano pronuncia un discorso duro. Tutti lo applaudono. Chapeau.
28 aprile 2013: Il giuramento e la paura – Dopo più di due mesi di stallo Enrico Letta, che il 24 aprile era stato incaricato da Napolitano di riuscire lì dove Bersani aveva fallito, sale al Quirinale e annuncia la lista dei ministri. È un Governo di coalizione con dentro Pd, Pdl, Scelta civica, Udc e tecnici. Durante il giuramento, davanti a Palazzo Chigi Luigi Preiti spara a due carabinieri: “Puntavo ai politici, ma non potendo raggiungerli ho fatto fuoco su di loro”.
1 agosto 2013: L’inizio dello showdown – Neanche il tempo di carburare che sull’accidentato percorso dell’Esecutivo piomba la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale. È l’inizio della resa dei conti nel Centrodestra che, dopo una crisi di Governo aperta e subito rientrata (28 settembre-2 ottobre) si concluderà prima con l’implosione del Pdl e la nascita di Forza Italia e Ncd (16 novembre) e poi con la decadenza da senatore del Cav per effetto della “Severino”.
13 febbraio 2014: #enricostaisereno (o forse no) – L’8 dicembre 2013 Matteo Renzi diventa segretario del Pd. Il 17 gennaio 2014, è ospite de Le invasioni barbariche (La7). “Diamo un hashtag: #enricostaisereno”, dice smentendo di voler fare le scarpe a Letta. È un bluff: il 13 febbraio infatti il premier viene sfiduciato dalla direzione del partito e il giorno dopo si dimette. Renzi prende il suo posto: la faccia di “Enrico” durante il passaggio del testimone è tutto un programma.
31 gennaio 2015: Benvenuto Presidente! – Napolitano era stato chiaro da subito: il suo sarebbe stato un secondo mandato breve. Così il 14 gennaio 2015 si dimette. Quindici giorni dopo il Parlamento, di nuovo riunito in seconda comune, elegge Sergio Mattarella al quarto scrutinio con 665 voti. Giurerà il 3 febbraio. Nel suo discorso, l’ex Guardasigilli detta la propria linea: “L’arbitro deve essere e sarà imparziale, i giocatori lo aiutino con la loro correttezza”.
5 dicembre 2016: Bye bye “Matteo” – Il 12 aprile 2016 viene approvato il ddl Boschi, la proposta di riforma costituzionale del Governo Renzi. Ma saranno gli italiani a dover dire l’ultima parola col referendum fissato per il 4 dicembre. Il premier e la ministra vanno all-in: se perdono, basta con la politica. Vince il No, le opposizioni brindano. Il giorno dopo “Matteo” si dimette da premier: “Volevo ridurre il numero delle poltrone: quella che salta è la mia”. Ma…
12 dicembre 2016: Ecco il Governo “fotocopia” – A Palazzo Chigi c’è il terzo cambio della guardia in tre anni: al posto di Renzi arriva Paolo Gentiloni. Per tutti è da subito il Governo “fotocopia”, visto che gran parte della maggioranza che lo sostiene (a cominciare da Pd e alfaniani) e dei suoi membri è pressoché la stessa. A dispetto della promessa di lasciare la politica ne fa parte anche la Boschi, nominata sottosegretaria alla presidenza del Consiglio.
20 dicembre 2017: Scontro finale sulle banche – Il tema banche (4 quelle fallite: Etruria, Marche, Chieti e Ferrara) ha segnato questa legislatura. Al punto da portare alla creazione di una Commissione d’inchiesta, trasformatasi a poche mesi dal voto in uno strumento di lotta politica. Audito anche l’ex Ad di Unicredit, Ghizzoni, che ha confermato le indiscrezioni: “Boschi mi chiese di valutare l’acquisizione di Etruria”, di cui il padre è stato vicepresidente.
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