Nessuna vendetta. E soprattutto nessuna “pressione” sull’affaire Banca Etruria. Né dall’ex ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi, né dall’ex premier, Matteo Renzi, che solo qualche settimana fa provò a silurarlo con una mozione parlamentare. Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, mantiene un profilo istituzionale nel corso dell’audizione a Palazzo San Macuto. Dove però, davanti alla Commissione banche, conferma l’interessamento per l’istituto di credito aretino di cui il padre dell’attuale sottosegretaria, Pier Luigi Boschi, è stato prima consigliere e poi vice presidente. Non solo da parte della figlia ma anche dell’allora presidente del Consiglio. Ed è questa la vera novità emersa dall’audizione fiume del numero uno di Via Nazionale.
Incontri ripetuti – “Non risposi quando, al terzo incontro che ho avuto con Renzi, questi mi chiese perché la Popolare di Vicenza si voleva comprare Banca Etruria’’, racconta Visco. Assicurando che, di questioni legate alla vigilanza, “ho parlato sempre solo con il ministro dell’Economia, nelle sue funzioni di presidente del Cicr”. Come previsto dalla legge. “Erano presenti Padoan e Delrio. Renzi mi espresse preoccupazione sul settore dell’oro dell’aretino. Pensavo fosse una battuta…’’, prosegue il governatore di Bankitalia. Che risponde anche sui due incontri avuti dalla Boschi con il vice direttore generale di Palazzo Koch, Fabio Panetta, confermati nei giorni scorsi dalla stessa sottosegretaria in un’intervista al Messaggero. “C’era un legittimo interesse dell’allora ministro su una questione che interessava il territorio. Ne parlò con Panetta, ma lui non disse nulla perché non si parlava delle questioni della Vigilanza, che sono riservate’’. Incontri avvenuti “alla fine del 2014 e all’inizio del 2015”. Quando erano in corso le ispezioni di Via Nazionale. Ma, insiste il governatore, “non ci furono pressioni”. Boschi “non fece una richiesta di interventi particolari né di informazioni sensibili”, ribadendo “la fiducia per l’operato di Bankitalia” e manifestando “dispiacere e preoccupazione per le conseguenze che la crisi della banca avrebbe potuto avere per il territorio”.
Dalla Toscana al Veneto – Poi, dalla Toscana, si vira verso il Veneto. Sulle presunte pressioni esercitate da Via Nazionale perché Veneto Banca fosse acquisita da Bpvi. Pressioni negate categoricamente da Visco. “Abbiamo solo recepito l’interesse’’ di Banca Popolare di Vicenza (Bpvi) su Banca Etruria, ribadisce il governatore. Smentendo telefonate con l’ex presidente di Bpvi Gianni Zonin: ‘’La storia della telefonata che ho ricevuto da Zonin è del tutto falsa’’. E aggiunge: “Su richiesta dello stesso Zonin lo incontrai, per 5 minuti. Venne per salutarmi, stava con Barbagallo ed era la seconda volta che lo vedevo. Ci sedemmo sul divano e lui iniziò a dirmi che era interessato a Veneto Banca. Lo guardai e gli chiesi se fosse come avevo capito, cioè attraverso uno scambio di azioni. Ma lui era aggressivo. Gli risposi che una eventuale acquisizione si sarebbe dovuta fare con equilibrio, seguendo le regole, perché la banca non era più nella posizione di forza in seguito all’ispezione”. Resta il nodo dell’efficacia della vigilanza. Visco a due rimpianti: “Non aver spinto le banche con forza di dotarsi di capacità di recupero e di mettere ordine sul fronte delle sofferenze”. E “aver considerato Vicenza non straordinaria e o la migliore delle popolari, ma in grado di fare acquisti di banche più piccole con attenzione”. Oggi è il turno dell’ex ad Unicredit, Federico Ghizzoni. Altra giornata di tensioni.