La sua è una funzione a dir poco fondamentale. Parliamo, d’altronde, di risorse sequestrate che dovrebbero essere utilizzate, da una parte per migliorare il funzionamento della macchina giudiziaria, dall’altra per intervenire anche in chiave infrastrutturale su caserme e commissariati. Peccato, però, che la gestione del Fondo Unico Giustizia (Fug) non sia poi così efficiente, avvolta com’è da nebbie e criticità. Eppure parliamo di circa 3,7 miliardi di euro (dati aggiornati al 2015) confluiti nel corso degli anni nel Fondo. Soldi che, secondo legge, dovrebbero finanziare per un terzo il ministero dell’Interno, diretto oggi da Marco Minniti, per un terzo il ministero di Giustizia, guidato da Andrea Orlando, e per la restante parte conlfuire nel bilancio dello Stato. A provare a squarciare il velo di Maya ci ha provato il deputato M5S e membro di commissione Antimafia, Riccardo Nuti, che ha presentato un’interrogazione rivolta al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Tutto parte dall’ultima relazione sul Fug, realizzata dalla Corte dei conti e datata 2014. Una relazione che non è stata certamente lusinghiera con la gestione del Fondo, in mano a Equitalia Giustizia che, peraltro, gode di un aggio del 5% sul rendimento annuo della gestione stessa (parliamo di entrate pari a circa 3 milioni nel periodo 2010-2014).
In quel dossier, tra le altre cose, si denunciava il fatto che ci sono risorse ancora in sequestro, alcune risalenti addirittura a 35 anni fa, mai sbloccate e, dunque, mai inspiegabilmente assegnate. Che fine avranno fatto? Difficile dirlo. L’unica certezza è che ad oggi non risultano provvedimenti definitivi di confisca, restituzione o devoluzione allo Stato, come denunciato da Nuti. “L’intervento del Governo – dice il deputato a La Notizia – è necessario innanzitutto per chiarire quanti soldi oggi ci siano nel Fug”. Anche perché, particolare non da poco, dal 2014 relazioni analitiche sul Fondo non sono state più realizzate: al di là dei numeri forniti al Governo da Equitalia Giustizia, come (e se) vengano usate le risorse sequestrate, non è dato sapere.
Sonni profondi – Ma c’è di più. Come sottolineato ancora da Nuti, se sui liquidi calano nebbie fitte a causa della mancanza di dati aggiornati, sui titoli sequestrati la questione è ancora più problematica. Per quanto, infatti, riguarda la vendita anticipata dei titoli sequestrati (quindi prima ancora di una sentenza definitiva), la legge consentirebbe questo passaggio a beneficio delle casse pubbliche. Peccato però che si attende oramai da anni l’adozione di un decreto ad hoc del presidente del Consiglio dei ministri, che ne regoli il funzionamento. “È assurdo – commenta non a caso Nuti – che abbiamo titoli, e quindi soldi, che sono bloccati a causa della mancanza di un atto del Governo che si attende ormai da anni”. Il quadro che emerge è pressoché desolante: “L’unica che ci guadagna è Equitalia Giustizia. Ecco perché chiediamo anche di ridurre l’aggio al 3%”. Richieste che si spera ottengano ora risposte. Nel nome, almeno qui, della trasparenza.
Tw: @CarmineGazzanni