Un sistema che mese dopo mese viene ridimensionato, all’insegna di tagli e filosofie che si sposano più con strategie da manager aziendali che da assistenza ai cittadini. Il tutto tradendo la missione principale del Servizio che è quella di dare aiuto professionale ai malati. Lo stato di salute della sanità italiana è al collasso e ora è esplosa anche la rabbia dei camici bianchi, stanchi di dover far fronte a un sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti. Ecco perché oggi medici e dirigenti italiani, strutturati e precari, sciopereranno con un’adesione che si preannuncia la più alta di sempre. E questo significa più di 40mila interventi programmati rinviati, i pazienti che oggi avrebbero dovuto sottoporsi ad un’operazione chirurgica hanno subito un rinvio ad un’altra data. Lo stesso discorso vale per chi aveva preso appuntamento per un esame diagnostico o per una visita specialistica. Le porte degli ambulatori rimarranno serrate e le prestazioni sanitarie ordinarie verranno effettuate con il contagocce. Saranno assicurate solo le attività di urgenza, chirurgiche come di pronto soccorso. Secondo l’Anaao, il principale sindacato degli ospedalieri, la sanità finora si è sostenuta sul sacrificio di medici e dirigenti sanitari” con le Regioni che hanno garantito i Lea (Livelli essenziali di assistenza), almeno quelle che lo hanno fatto, a spese dei professionisti, delle loro ferie, delle loro risorse accessorie e dell’abuso dell’orario di lavoro. Il motivo dello sciopero è infatti l’assenza di una voce dedicata alla sanità nella legge di Bilancio 2018. Il messaggio dei camici bianchi è chiaro: servono nuove risorse, altrimenti la sanità pubblica è destinata a morire.
Più disuguaglianze – “La sanità chiude un giorno per non chiudere per sempre”, questo è lo slogan scelto per manifestare. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha detto di essere a fianco dei medici italiani perché “ci sono due problemi: uno è quello dello sblocco del turnover che credo abbiamo seriamente contribuito a risolvere”, l’altro il rinnovo del contratto che non è un tema che gestisce il ministero della Salute. “La diminuzione del perimetro della tutela pubblica sta provocando tra i cittadini attese più lunghe, maggiori diseguaglianze territoriali, crescita del divario tra chi può curarsi pagando e chi no”, ha detto il sindacato. Che poi ha aggiunto: una situazione che la legge di bilancio 2018 nemmeno prende in considerazione persa come è dietro bonus di ogni genere”. I medici aspettano da otto anni il rinnovo del contratto collettivo di lavoro (che è triennale) e denunciano il largo utilizzo del precariato per supplire alle carenze di organico. Altro problema segnalato è quello dello scarso numero di contratti di specializzazione rispetto alla necessità di dottori da parte del sistema sanitario. Ad esempio, c’è una carenza di 4mila Anestesisti Rianimatori, i giovani medici in formazione sono sfruttati al posto degli specialisti e gli stessi specialisti sono costretti a condizioni di lavoro massacranti. Ma questa è solo la punta dell’iceberg.