C’è una norma contenuta nel Rosatellum, la nuova legge elettorale entrata in vigore l’11 novembre scorso, che potrebbe tornare molto utile a Silvio Berlusconi. Talmente utile che gli consentirebbe di rientrare in Parlamento anche dopo che le elezioni politiche si fossero già celebrate. Sempre che la Corte di Strasburgo accolga il suo ricorso contro la decadenza prevista dalla Legge Severino. O che il procedimento avviato con l’istanza di riabilitazione si sia concluso positivamente per l’ex Cavaliere.
Porta aperta – La norma in questione è contenuta al punto 10 dell’articolo 2 della nuova legge elettorale. E recita chiaramente: “Nel caso in cui rimanga vacante per qualsiasi causa, anche sopravvenuta, un seggio in un collegio uninominale si procede ad elezioni suppletive…”. Tradotto: se un parlamentare eletto per Forza Italia in un collegio uninominale, quindi con il maggioritario, dovesse per ipotesi dimettersi (magari per candidarsi alle Europee del 2019), in quello stesso collegio dovrebbero tenersi nuove elezioni. E a quel punto, se Berlusconi fosse stato nel frattempo riabilitato o la Corte di Strasburgo avesse accolto il suo ricorso contro la decadenza, l’ex Cavaliere tornerebbe candidabile ed eleggibile anche a legislatura già in corso. Una norma che, non a caso, è già stata ribattezzata salva-Berlusconi.
Strada obbligata – Ovviamente, non si tratta né di un aiutino né di una svista. Ma di un automatismo previsto dal Rosatellum e già presente nel vecchio Mattarellum, al quale la nuova legge elettorale si ispira, che si applica nei soli collegi uninominali in caso di vacanza anche per cause sopravvenute come morte o dimissioni dell’eletto. Un meccanismo, tanto per citare un precedente, che permise ad Antonio Di Pietro di essere eletto senatore nel 1997, un anno dopo la celebrazione delle Politiche, grazie alle suppletive nel Mugello. In realtà, come spiega a La Notizia il presidente del gruppo Misto di Montecitorio, Pino Pisicchio, la questione è stata oggetto di dibattito in sede di esame del Rosatellum. “Anche perché rispetto al Mattarellum, che prevedeva la possibilità di esprimere il voto disgiunto (un candidato nell’uninominale e un simbolo non necessariamente ad esso collegato nel proporzionale, ndr), nella nuova legge elettorale questa possibilità non c’è”.
Ma l’eventuale alternativa di ripescare il primo dei non eletti dal listino collegato non sarebbe stata praticabile. “Nell’uninominale il candidato non corre per una lista ma per un’intera coalizione – chiarisce Pisicchio -. Di fronte a questa obiezione non superabile, si è deciso di applicare lo stesso criterio del Mattarellum che, più in generale, è il criterio di norma applicato a tutte le leggi elettorali che adottano i collegi uninominali”. Insomma, una soluzione tecnica obbligata. Berlusconi, in ogni caso, ringrazia.
Twitter: @Antonio_Pitoni