C’è un lungo filo rosso che lega la disfatta azzurra di lunedì sera a Dino Zoff. “Anche io”, ricorda con La Notizia l’ex portiere della Juventus e della Nazionale campione del mondo a Spagna ’82, “chiusi la mia carriera in azzurro con una sconfitta contro la Svezia”. Era il 29 maggio 1983 e la selezione allora allenata da Enzo Bearzot perse 2-0 a Göteborg nel match valido per le qualificazioni agli Europei di Francia ’84. Che l’Italia, scherzo del destino, non giocò. Ma quella di oggi è tutta un’altra storia. E un altro calcio, soprattutto.
Sulla graticola adesso c’è Gian Piero Ventura, rimasto al suo posto malgrado la Caporetto e le richieste di dimissioni arrivate da tutte le parti: politica, commentatori, social network. Così come il presidente federale, Carlo Tavecchio, che aveva definito “apocalittica” la possibilità di non volare in Russia l’anno prossimo. Adesso eccola, l’apocalisse. “Ero convinto che potessimo superare la Svezia e per larghi tratti, sul piano del gioco, lo abbiamo anche fatto – dice l’ex numero 1 –. Ma nel calcio vince chi segna un gol in più e noi, complice la deludente prestazione dell’andata, non ci siamo riusciti”. È la dura legge del gol, per dirla col titolo di una famosa canzone degli 883. Forse avremmo dovuto chiudere il discorso prima, senza dover passare per i playoff, giocati con la paura addosso. Zoff è d’accordo e infatti, spiega, l’eliminazione è figlia della “netta sconfitta contro la Spagna”, dopo la quale “abbiamo perso sicurezza e convinzione e questo ci ha penalizzato per le altre partite”. Poi nel doppio confronto con la nazionale allenata da Jan Andersson “abbiamo dato quello che potevamo dare. Siamo stati anche un po’ sfortunati…”. Ma non segnare un gol in 180’ contro la Svezia non è colpa solo della sfortuna. “È vero – ammette l’ex Ct azzurro –. E ciò dipende anche dal fatto di avere una rosa ristretta di giocatori di una certa levatura, anche se non siamo così scarsi come ci dipingono adesso”.
Non ci sono più i Totti, i Del Piero, i Baggio, i Maldini. E soprattutto “abbiamo troppi stranieri nei team importanti”, così “non c’è la possibilità di avere un blocco di una squadra o dell’altra, come ai miei tempi. Di conseguenza, risalire la china sarà più difficile”. Alla luce di questa disamina, quindi, per l’ex portierone azzurro le colpe non possono essere additate solo ed esclusivamente al Ct. “Quando le cose vanno male e dopo sessant’anni ti ritrovi a non giocare il Mondiale una fetta di responsabilità ce l’hanno tutti – sottolinea –. L’allenatore, certo, ma anche i giocatori e i dirigenti”. Zoff non vuole entrare nel dibattito dimissioni di Ventura sì-dimissioni di Ventura no: “Lasciare o meno è una decisione che spetta a lui, farà quello che ritiene più giusto”. Lui però un passo indietro lo fece, dopo la sconfitta in finale a Euro 2000 contro la Francia. Soprattutto per le critiche rivoltegli da Silvio Berlusconi. “Quello che ho fatto andava fatto”, taglia corto sul punto. E fa lo stesso quando gli si chiede se uno dei mali del football è proprio la politica: “Lo sport si fa sul campo”. Da dove ripartire? “Dai giovani, ce ne sono tanti che meritano di vestire la maglia azzurra”. L’assenza di Buffon? “Peserà” ma “in campo arriveranno altri leader”. Anche se, conclude, “i leader devono essere in primis fuori dal campo, dal presidente della Federazione all’allenatore”. Un messaggio difficilmente equivocabile.
Twitter: @GiorgioVelardi