Non c’è solo il ricorso smodato allo strumento della fiducia. Imposta finora 104 volte dai tre esecutivi che si sono avvicendati nel corso dell’attuale legislatura. Dieci volte con Enrico Letta, 66 con Matteo Renzi e 27 con il premier in carica Paolo Gentiloni. L’attuale premier è arrivato a porla persino sul Rosatellum, la discussa legge elettorale entrata di recente in vigore. Ma i governi che si sono alternati negli ultimi quattro anni e mezzo alla guida del Paese si sono distinti anche per altri numeri tutt’altro che edificanti. Dai quali emerge chiaramente come le prerogative e i poteri del Parlamento siano stati costantemente ignorati e sviliti. A certificarlo, i dati aggiornati al 30 settembre scorso e relativi agli atti di sindacato ispettivo dei deputati a Montecitorio. Dove, su un totale di 35.558 tra interrogazioni e interpellanze presentate – 33.035 sottratte quelle ritirate, trasformate e decadute – solo 11.933, poco più di un terzo (il 36,12%), hanno ottenuto risposta.
Esecutivi sordi – Insomma, cambiano i governi ma restano le (cattive) abitudini. Più nel dettaglio, Presidenza del Consiglio e ministeri, hanno dato riscontro ad appena 98 interpellanze su 737 (13,3%). Le statistiche migliorano per le interpellanze urgenti (99,23% di risposte), le interrogazioni a risposta immediata in Assemblea (99,94%) e per quelle in Commissione (98,94%). Crollano invece drasticamente per le interrogazioni a risposta in commissione. In questo caso, solo 2.858 su 9.060 (il 31,55%) quesiti posti al governo dai deputati, hanno ottenuto risposta. Per non parlare delle interrogazioni a risposta orale: 438 su 1.420 (30,85%) o di quelle a risposta scritta: 3.684 su 16.930 (21,76%). Numeri eloquenti, come sottolinea il deputato di Mdp, Gianni Melilla. “Il risultato è che la funzione di controllo e ispettiva del Parlamento, garantita dal Regolamento della Camera dei Deputati, è stata drasticamente limitata – accusa l’ex segretario dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio –. Si tratta di una grave omissione da parte dei governi di obblighi costituzionali che si inquadrano in una inaccettabile limitazione del ruolo del Parlamento, che si accompagna ad altri fatti negativi come l’uso abnorme dei voti di fiducia, l’abuso dei decreti, la non attuazione degli indirizzi politici delle mozioni e degli ordini del giorno approvati dall’Assemblea”.
Senza controllo – Come uscirne? “La Giunta del Regolamento farebbe bene a prendere in esame queste alterazioni dei delicati equilibri tra il potere legislativo ed esecutivo – conclude Melilla –. E operare modifiche che rendano realmente esigibili le risposte del governo”. Un tema delicato anche per Andrea Colletti del M5S: “Il Parlamento è stato umiliato dal governo, che con il suo atteggiamento vanifica gli unici strumenti disponibili per accedere agli atti dell’esecutivo. Di fatto, è stata stravolta la Costituzione formale: da Repubblica parlamentare siamo ormai una Repubblica governativa”.
Twitter: @Antonio_Pitoni