Il cerchio si stringe. I due, magari, alla fine riusciranno anche a evitare il pressing. Ma adesso è evidente a tutti che la polemica sui crac bancari, con la sua irruzione nella Commissione parlamentare d’inchiesta, sta avendo uno sviluppo che porta automaticamente a due nomi: Mario Draghi e Ignazio Visco. Il nome più pesante è quello dell’attuale presidente della Bce, che nel giro di una settimana si è trovato catapultato su un terreno potenzialmente molto sdrucciolevole. Due i fatti più recenti che devono essere messi a fuoco. Si comincia dalla clamorosa marcia indietro della responsabile della vigilanza dell’Eurotower, Danièle Nouy, che sembra aver accettato una marcia indietro sulle nuove misure che la Bce ha cercato di imporre per garantire gli ormai famosi Npl, i crediti marci delle banche.
Il tentativo – Francoforte, infatti, avrebbe voluto costringere gli istituti a onerosissimi accantonamenti per far fronte a eventuali buchi prodotti dalle sofferenze. Con il rischio, però, di produrre un nuovo credit crunch di cui nessuno sente il bisogno. Questa impostazione ha scatenato molte reazioni critiche, dal ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, al presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani. E il dibattito ha assunto tali livelli di asprezza da aver consigliato alla Nouy di preparare il passo indietro. E la Nouy altro non è che una funzionario di spicco di quella Bce guidata da Draghi. Ma su super Mario stanno arrivando fastidi anche dalla Commissione banche presieduta da Pier Ferdinando Casini. Prima la richiesta a Bankitalia di far pervenire documenti sulle banche venete risalenti agli anni 2008-2009. Poi la controversa interpretazione di alcune carte di via Nazionale dalle quali emergerebbe che palazzo Koch era consapevole, fin da quegli anni, delle anomalie di prezzo delle azioni delle banche venete. Consapevolezza che però non sarebbe stata seguita da particolari provvedimenti. All’epoca a capo di Bankitalia c’era Draghi. Inoltre, come ricordato da La Notizia (vedi il numero del 4 novembre scorso), per super Mario non arrivano segnali confortanti nemmeno da Firenze e Milano, dove sono in corso i processi a carico di Giuseppe Mussari e altri ex vertici del Montepaschi.
Il dettaglio – In entrambi i casi le difese stanno esibendo documenti che a loro dire dimostrerebbero che Bankitalia, all’epoca guidata da Draghi, era consapevole delle garibaldine ristrutturazioni dei contratti derivati. A ciò si aggiunga quella che forse è la più grande insidia per l’attuale presidente della Bce: fu proprio Draghi, come Governatore di Bankitalia, a firmare il 17 marzo del 2008 l’autorizzazione all’onerosissimo acquisto di Antonveneta da parte di Mps, l’origine di tutti i mali di Siena. Ora, visto che dalla prossima settimana la Commissione Casini si occuperà proprio di Mps, sarà possibile non provare a convocare Draghi? E sarà possibile evitare di convocare l’attuale Governatore, Visco, che non soltanto guida via Nazionale da fine 2011, ma dal 2007 è stato componente del direttorio con la qualifica di vicedirettore generale? Interrogativi certo non facili, per la Commissione parlamentare d’inchiesta.
Tw: @SSansonetti