La domanda che ieri circolava ovunque è: e adesso che succede? Se da una parte è vero che quello in Sicilia è un voto regionale, dall’altra è altrettanto vero che, quando mancano una manciata di mesi alle Politiche, il suo riverbero sul piano nazionale si farà sentire. Centrodestra e Movimento 5 Stelle escono rafforzati dalla contesa siciliana, il Centrosinistra invece si lecca le ferite in cerca d’autore. E col Rosatellum bis, la legge elettorale licenziata dalle Camere proprio pochi giorni prima dell’attesissimo appuntamento elettorale, le carte potrebbero rimescolarsi fino a evitare quello che fino a ieri sembrava una certezza: lo spettro delle larghe intese. Perché il Centrodestra potrebbe arrivare a quel 40% messo nel mirino da Berlusconi e indicato dai più come la soglia minima per governare autonomamente. “Le ultime elezioni amministrative hanno dimostrato che quest’area i voti ce li ha e li prende”, ragiona Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto di ricerca Tecnè. “Con questa legge elettorale – aggiunge – parte indubbiamente favorita, a prescindere dai battibecchi fra gli aspiranti leader”, alias Berlusconi, Salvini e Meloni. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il direttore di Noto Sondaggi, Antonio Noto, che però tiene a puntualizzare: “Il Centrodestra, e anche il M5S, escono rafforzati soprattutto per le debolezze del Centrosinistra”.
Ascesa e caduta – Già, perché Renzi & C. hanno parecchio di cui preoccuparsi. Non è un caso se, a caldo, il coordinatore della segreteria dem, Lorenzo Guerini, abbia ammesso senza se e senza ma che quella rimediata sull’isola è “una sconfitta tanto annunciata da tempo quanto netta e indiscutibile”. “Con un candidato non in linea con le loro aspettative”, fa notare ancora Noto, “gli elettori di Centrosinistra si spostano verso il M5S: in Sicilia chi non ha votato Micari non ha optato per Fava ma per Cancelleri. È una sconfitta sia per Bersani sia per il leader del Pd” che al momento è “più divisivo che inclusivo”. Certamente non da oggi. “La particolarità dell’ex premier – spiega Buttaroni – è quella di aver raccolto velocemente consenso e altrettanto velocemente averlo perso. Dopo il 4 dicembre è iniziata una discesa verticale dalla quale sembra difficile risalire”. Più in generale, per il presidente di Tecnè “il Pd è visto oggi come una forza conservatrice scollata dal suo popolo e chiusa in un fortino”. Circostanza che non fa ben sperare in vista del voto dell’anno prossimo.
Messaggio punitivo – Quanto al M5S, indicato ieri dal leader di Forza Italia come il vero competitor, per il direttore di Noto Sondaggi quello siciliano è un risultato che va analizzato anche guardando a un altro particolare: “Cancelleri ha preso più voti del Movimento (27% circa, ndr), quasi fosse un messaggio punitivo di un pezzo di elettorato di Centrosinistra per la scelta di Micari”. Col Rosatellum bis non è previsto il voto disgiunto, perciò è impossibile trasporre la pratica siciliana sul piano nazionale.
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