Il destino del disegno di legge Richetti, che promette di ricalcolare col sistema contributivo i vitalizi di ex parlamentari e consiglieri regionali maturati col retributivo, è segnato. A leggere alcuni dei 224 emendamenti depositati nei giorni scorsi in commissione Affari costituzionali al Senato per modificare la norma che porta il nome del renzianissimo deputato del Pd, già approvata alla Camera il 26 luglio, si capisce come e perché il rischio che questa resti una delle grandi incompiute di questa legislatura è più che altro una certezza. Basterebbe citarne uno su tutti, l’1.3, firmato da senatori di Forza Italia (Lucio Malan), Südtiroler Volkspartei (Karl Zeller) e – soprattutto – Pd. Proprio il partito di Richetti.
A dare battaglia più di tutti è l’ex tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, che proprio con questo emendamento vuole equiparare la pensione dei parlamentari italiani a quella degli omologhi europei facendo scattare l’assegno a partire dai 63 anni d’età. Una beffa a tutti gli effetti per i comuni mortali, che pochi giorni fa hanno dovuto prendere atto del fatto che dal 2019 si andrà in pensione a 67 anni. Ma non è un caso. Infatti già quest’estate, col Parlamento in ferie, Sposetti aveva avvertito: “A settembre affosso i tagli ai vitalizi”. Siamo a ottobre ma il ritornello è lo stesso. Con l’emendamento 1.1, stavolta con la complicità della collega di partito Silvana Amati, lo stesso Sposetti si è però superato. In sostanza, il duo dem chiede di sopprimere il cuore del ddl, l’articolo 1, per il quale la legge “è volta ad abolire gli assegni vitalizi e i trattamenti pensionistici comunque denominati degli eletti e a sostituirli con un trattamento previdenziale basato sul sistema contributivo vigente per i lavoratori dipendenti delle amministrazioni statali”.
Una sfilza di emendamenti bipartisan vuole invece cassare l’articolo 3, che obbliga le province autonome di Trento e Bolzano ad abolire i vitalizi. Il M5S va all’attacco. “Pd e Svp gettano la maschera: a loro non interessa abolire i vitalizi, ma solo incassare al più presto gli assegni privilegiati”, tuona Riccardo Fraccaro. “Ora il nostro obiettivo è fare in modo che di questi indecenti emendamenti non ne passi nemmeno uno”.