“Il vice rabbino ci sarà? Solo il rabbino c’è? Non valgono un c… questi. Tu hai capito come stamo? A New York il rabbino, er vice rabbino. Famo ‘sta sceneggiata…. te te rendi conto”. Un’intercettazione carpita al presidente della Lazio, Claudio Lotito, in merito alla visita in sinagoga dopo il caso dei volantini di Anna Frank con la maglia della Roma. Frasi riportate oggi sul Messaggero. Il quotidiano ha poi diffuso l’audio della telefonata incriminata.
Ieri Lotito, accompagnato da una delegazione del club e due giocatori, Wallace e Felipe Anderson, ha deposto una corona di fiori in Sinagoga, sotto la lapide commemorativa delle vittime dei deportati di Roma. All’omaggio non hanno preso parte rappresentanti ufficiali della comunità ebraica di Roma.
Chiara però la versione ufficiale di Lotito che ai microfoni di Radio 1 ha detto: “Ci siamo rivolti alla comunità che ci ha detto che era impegnata per impegni pregressi – ha spiegato poi Lotito motivando l’assenza dei vertici durante la deposizione di due corone di fiori portate dalla delegazione biancoceleste -. Il nostro gesto non voleva assolutamente manifestare alcun intento di giustificazione, né di purificazione perché non dobbiamo lavare nulla. Ci laviamo tutti i giorni e riteniamo di essere persone pulite e scevre da qualsiasi condizionamento esterno -ha sottolineato il presidente della Lazio-. Loro probabilmente vedono l’aspetto formale mentre noi agiamo quotidianamente attraverso un’azione di prevenzione e repressione. E’ chiaro che in una comunità di centinaia di migliaia di persone ci può essere lo stupido di turno o il mascalzone di turno, cosa che accade anche nella loro comunità, capita dappertutto”. E ai microfoni di Radio 24 ha detto che i tifosi che hanno stampato i volantini con l’immagine di Anna Frank sono “indegni”. “La Lazio predica tanti valori – ha aggiunto – la Lazio è stata la prima società a impiegare giocatori ebrei nel dopo guerra”.
Così in tarda mattinata il presidente della Lazio, tramite il responsabile della comunicazione del club, ha annunciato “querele e richieste danni” di fronte a quell’audio diffuso, perché – sostiene – quelle frasi non erano riferite alla visita alla sinagoga, dove martedì era andato in sinagoga accompagnato da una delegazione della squadra per lasciare una corona di fiori. Fiori che, però, intanto sono finiti nel Tevere.