Vuole parlare subito con Gentiloni. E già domani riunirà la giunta regionale per non perdere tempo nel capitalizzare il successo del referendum per aumentare l’autonomia del Veneto. Il governatore Luca Zaia, ormai lanciatissimo verso nuovi ruoli in quella chiave nazionale che invece in parte sta smontando, adesso gioca una doppia partita. Oltre quella delle rivendicazioni locali, il presidente della Regione è diventato il principale pontiere tra Forza Italia e la Lega. Un ruolo rafforzato dalla maggiore prese del referendum nella sua regione rispetto alla Lombardia di un sempre più appannato Roberto Maroni. Nella regione che è storicamente la culla leghista, l’affluenza si è fermata al 38 per cento contro quasi il 60 per cento del Veneto. Qui i votanti sono stati 2.328.949 e il sì ha prevalso con il 98,1%. Sulla Lombardia invece non c’è ancora il dato definitivo, per via di alcuni problemi tecnici nel nuovo sistema di voto elettronico. L’affluenza si è comunque fermata sotto i tre milioni di votanti.
Cosa succede adesso in concreto? Di fatto molto poco. Con il Parlamento e di conseguenza il Governo in scadenza tra pochi mesi per la fine naturale della legislatura, il confronto potrà essere solo di facciata. L’Esecutivo tra l’altro ha già fatto sapere che non se ne parla proprio di modificare la ripartizione delle tasse tra livello locale e nazionale, mentre Zaia chiede che i nove decimi delle imposte dei veneti restino nella regione.
Sul piano politico il risultato dimostra ancora una volta che il centrodestra unito ha una forte capacità attrattiva. Nonostante sul referendum abbiano messo il cappello tutte le forze politiche, dal Pd (più tenuamente) a Cinque Stelle, l’esito della consultazione premia prima di tutto l’asse tra Lega e Berlusconi. Chi non partecipa ai festeggiamenti e restano persino isolati sono i Fratelli d’Italia della Meloni e La Russa, contrari al quesito indipendentista, mentre altre forze di destra come i sovranisti di Alemanno e Storace hanno fatto campagna per il sì.
Esulta Matteo Salvini: “5 milioni di persone chiedono il cambiamento alla faccia di Renzi che invitava a stare a casa”, ma da adesso dovrà guardarsi dalla leadership di zaia, che berlusconi ha già detto di vedere bene nel ruolo di federatore del Centrodestra, a differenza dell’attuale segretario del carroccio ritenuto più divisivo.