di Stefano Sansonetti
Visco o non Visco, qualunque sarà il futuro vertice della Banca d’Italia, ci si troverà sempre di fronte a un calderone di spese che brucia soldi a volontà. Certo, di questi tempi il tema dei crac bancari e della vigilanza tiene banco. Ma non potrà certo uscire dall’agenda la questione di un istituto centrale che, come più volte scritto da La Notizia, continua ad avere un “corpaccione” sproporzionato rispetto alle funzioni ormai nettamente ridimensionate in capo alla banca guidata da Ignazio Visco. Per avere un quadro aggiornato del trend delle uscite di via Nazionale basta consultare l’ultimo programma biennale degli acquisti di beni e servizi pubblicato da Bankitalia a valere sul 2017-2018. Tra le numerosissime voci, per esempio, è difficile non farsi catturare l’attenzione dagli enormi costi della sede centrale di Roma, l’ormai famoso Palazzo Koch.
La sequenza – Nel solo 2017, per la manutenzione ordinaria e straordinaria dello storico complesso immobiliare, se ne andranno via 25 milioni di euro. Per lo stesso stabile di via Nazionale saranno messi sul piatto altri 2 milioni di euro come compensi per professionisti esterni incaricati di effettuare “interventi edili e/o impiantistici”. La medesima motivazione, nell’elenco, è alla base di un’ulteriore spesa di 250 mila euro. Manutenzione e restauri, in effetti, sembrano essere le voci che più pesano, sempre nel solo 2017, nell’ampio novero degli acquisti di beni e servizi. E qui sedi e filiali incidono ancora oggi in modo determinante. Si prenda il “Polo tuscolano” della Banca d’Italia, ovvero lo stabilimento del servizio banconote. Qui per la solita “manutenzione ordinaria e straordinaria edile e impiantistica” bisognerà sborsare 21 milioni e 260 mila euro. Per l’identico servizio a beneficio delle varie sedi istituzionali di Roma centro se ne andranno altri 14 milioni e 540 mila euro. Poi, come detto, le solite filiali, che a partire dall’epoca di Mario Draghi sono state ridotte. Per restaurare le facciate interne ed esterne della filiale di Genova, nel 2017, verrà staccato un assegno di 2 milioni e 900 mila euro. Un’uscita di 508 mila euro, invece, sarà necessaria per il “restauro del soffitto dello scalone monumentale presso la sede” di Bologna. E che dire dell’attività di formazione e convegnistica? Dalla griglia viene fuori un esborso di 205 mila euro per “servizi alberghieri e di ristorazione per la Scuola di automazione dirigenti bancari”. Si tratta, in questo caso, di una Scuola direttamente dipendente da Bankitalia (filiale di Perugia) che in pratica organizza dibattiti e convegni. Altri 200 mila euro sono stati destinati a un non meglio precisato servizio di “formazione sulla valorizzazione delle diversità”.
Un florilegio – Ma tra la spese messe in cantiere per il solo 2017 c’è di tutto: 2 milioni e 835 mila euro per il noleggio di autobus con conducente, 1 milione e 900 mila euro per la progettazione e realizzazione degli allestimenti multimediali all’interno del progetto “Museo della moneta”, 1 milione e 500 mila euro per servizi di formazione in lingua inglese. Fino ad arrivare al singolo assegno più corposo, ovvero 73 milioni di euro, che quest’anno saranno versati per il “piano di assistenza sanitaria per il personale della Banca d’Italia in servizio e in quiescenza e dei rispettivi nuclei familiari”. Insomma, esempi che danno la misura di come la macchina bruci denari. Se poi si considera, come ricostruito da La Notizia del 31 maggio scorso, che Bankitalia ha ancora sul groppone 6.885 dipendenti, che in media hanno uno stipendio lordo annuale di 90.400 euro (in aumento rispetto agli anni precedenti), si capisce come anche su questo fronte il nuovo corso di Bankitalia dovrà aprire un’ampia riflessione.
Twitter: @SSansonetti