Chi l’ha detto che soltanto in Italia la politica sia sinonimo di ricchi contributi. Anzi, dopo il decreto-Letta sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, come sappiamo, a Roma non sono poche le forze politiche che non se la passano proprio alla grande. Musica diversa, invece, si respira a Bruxelles dove, per il 2017, il Parlamento europeo ha distribuito, tra fondazioni e partiti politici, la bellezza di 50 milioni di euro. Anche chi è rappresentato in maniera marginale con un solo deputato. Con la ciliegina sulla torta dei fondi messi in palio anche per quei movimenti nazionalisti che impiantano la loro politica proprio sull’abolizione dell’Unione europea. Che, dunque, quando si tratta di soldi finiscono con l’essere meno duri e puri di come invece si presentano agli occhi del proprio elettorato.
Mare magnum – I dati, nel dettaglio, emergono da un report confezionato dall’Europarlamento che dovrebbe portare – non a caso – a un sostanziale cambiamento dell’assegnazione dei fondi alle forze politiche per le prossime elezioni (2019). Un passo necessario, specie dopo la risoluzione del giugno 2017 nella quale Consiglio e Parlamento hanno invitato la Commissione a proporre quanto prima una “revisione del quadro giuridico vigente per colmarne le lacune, in particolare per quanto concerne il livello di cofinanziamento richiesto e la possibilità di adesione a più di un partito per i deputati al Parlamento europeo”. Già, perché accade anche questo. Come si legge nel report, infatti, sovente capita che “diversi membri di uno stesso partito nazionale sponsorizzino più di un partito politico europeo” o, peggio, che “un unico membro ha sponsorizzato più di un partito”. Con la conseguenza che il mare magnum porta i partiti e le fondazioni a chiedere (e ottenere) più soldi del dovuto. Un problema non da poco, tanto che, si legge ancora, “l’Autorità ha dovuto affrontare anche problemi pratici”: spesso non è chiaro, ad esempio, come si possa evitare il doppio conteggio ai fini della rappresentanza e dei criteri di finanziamento, col paradosso che in alcuni casi un deputato viene conteggiato in un partito per la registrazione e in un altro per il finanziamento.
Soldi per tutti – A questo punto, però, entriamo nel dettaglio. Per il 2017 i partiti hanno ricevuto la bellezza di 30,8 milioni di euro. La fetta maggiore, 8,8 milioni, è andata al Partito popolare europeo (Ppe), in cui risiedono anche i nostri deputati di Forza Italia (a cominciare da Antonio Tajani) e dell’Udc (Lorenzo Cesa è il capo delegazione per l’Italia). Sfiora i 7 milioni, invece, il Partito del socialismo europeo (Pse), cui invece hanno aderito i 31 europarlamentari del Pd. Via via tutti gli altri. Dai cinque leghisti, che hanno aderito all’Europa delle Nazioni e della Libertà (1,7 milioni), alla Sinistra europea (gli italiani sono tre) che invece riceverà 1,6 milioni di euro, fino ai due che hanno aderito all’Alleanza dei conservatori e riformisti europei, Raffaele Fitto e Remo Sernagiotto: anche loro godranno dei 2,4 milioni previsti per il partito europeo. . Ma c’è di più. Perché se i gruppi parlamentari a Bruxelles sono solo otto, i partiti finanziati sono il doppio, sedici. Il motivo, come detto, va ritrovato nel fatto che non c’è trasparenza sulle adesioni e che basta un solo deputato (iscritto in Parlamento al misto: sono in totale 18) per far avere soldi al proprio gruppo. E chi troviamo, allora, tra i tanti? Due esempi su tutti. L’Alleanza europea dei movimenti nazionali, cui aderisce in Italia la Fiamma tricolore, che esplicitamente vogliono uscire dall’Europa: conta a Bruxelles quattro deputati (tre ungheresi e un bulgaro) e riceve 419mila euro. E poi, ancora, la Coalizione per la vita e la famiglia, molto vicina in Italia a Forza Nuova: per loro 300mila euro.
Il nostro viaggio, però, non finisce qui. Perché c’è poi il capitolo delle fondazioni: in 15 si spartiscono altri 18,8 milioni. E anche qui le curiosità non mancano. Su tutte, i 310mila euro andranno alla Fondazione politica cristiana per l’Europa che si battono per avere una comunità al passo coi tempi. Senza divorzio e aborto.
Tw: @CarmineGazzanni