Neppure Napoleone ha ottenuto in Italia un trionfo tanto grande come quello festeggiato ieri da Macron. Mentre il nostro premier Gentiloni, con la gentilezza che ci annuncia già il suo nome, si beava del successo comune con i francesi sulle sorti dei cantieri navali di Saint-Nazare, il numero uno dell’Eliseo pensava ad Austerliz, il suo equivalente a Palazzo Chigi invece alla vittoria di Pirro. Dopo mesi di schermaglie, l’armistizio assegna il controllo dell’impianto industriale al cinquanta per cento ciascuno tra i due Paesi, con l’Italia che avrà in prestito per dodici anni un simbolico uno per cento. Così siamo di fronte alla morte di ogni regola europea sul libero mercato. Fincantieri aveva conquistato Saint-Nazare secondo le regole che Bruxelles ci ha imposto a nostro danno per anni. La difesa nazionalistica di Parigi frantuma perciò tutti gli accordi, e alla faccia dell’Europa tanto strombazzata a chiacchiere dal presidente Francese crea un precedente che imprigiona il libero scambio nell’Unione. Su questa partita Roma aveva mille e un diritto di far valere le nostre ragioni. Invece abbiamo chinato come sempre la testa, popolo bue guidato da mandriani sempre pronti al baratto per i loro affarucci, con i destini di Telecom e Mediaset che hanno pesato in una vicenda dove non c’erano in ballo solo i cantieri Stx ma il principio della reciprocità e della libertà d’azione sui mercati. Così di deroga in deroga l’Italia ha svenduto di tutto mentre gli altri Paesi comprano. O se vendono, noi paghiamo e loro comandano.
IL FINTO PAREGGIO
Oggi su molti giornali italiani si parla di un sostanziale pareggio. Ma le cose non stanno così, perché sui cantieri navali di fatto abbiamo ceduto. Per questo c’è poco da esultare per l’intesa Italia-Francia che garantirà a Fincantieri il 50% e il controllo della società che vorrà dire anche la gestione industriale degli storici cantieri francesi sull’Atlantico. L’accordo sui cantieri navali di Stx France di Saint Nazaire chiude una partita durata settimane e sugellata dalla firma a Lione dell’accordo tra il premier italiano, Paolo Gentiloni e il presidente francese Emmanuel Macron. Un accordo che vede Fincantieri proprietaria del 50% dell’azienda francese e non del 51% come avevano chiesto a più riprese i nostri ministri di Economia e Sviluppo Economico. Il 51% a Fincantieri viene garantito soltanto dal prestito per 12 anni dell’1% da parte di Parigi della sua quota in Stx a Fincantieri. Le quote restanti in mano ai francesi vengono spartite tra Stato, azienda pubblica francese della cantieristica militare Naval Group e un gruppo di fornitori della regione di Saint-Nazaire. Se le cose non dovessero andare bene per l’Italia i francesi potrebbero riprendersi l’1% come ha spiegato il quotidiano francese Le Monde nell’edizione di ieri. I francesi potranno revocare il prestito dell’1% “solo a condizione di un inadempimento di Fincantieri rispetto agli impegni industriali”. Nonostante tutto Gentiloni esulta per l’intesa ritrovatava che, secondo le versioni governative, pongono le basi per creare un colosso europeo della cantieristica.
TORNA LA QUIETE
Dopo il braccio di ferro estivo è scoppiata la pace tra i due Paesi. L’accordo prevede, inoltre, che all’Italia saranno assegnati quattro degli otto componenti del Consiglio d’amministrazione di cui faranno parte due consiglieri indicati dallo Stato (che manterrà il 34,34% del capitale), uno dai dipendenti (2%) e uno da Naval Group (10%). Mentre il 3,66% del capitale sarà nelle mani delle imprese locali. Fincantieri, inoltre, dovrà nominare il presidente e l’amministratore delegato, ma il Governo francese avrà comunque il diritto di veto sulla nomina. Insomma c’è davvero poco da stappare bottiglie di spumante o, peggio ancora, di champagne.
ROAD MAP
Gentiloni e Macron hanno anche gettato le basi per la costituzione di un “gruppo di lavoro” o “comitato direttivo” di sei membri che dovrà lavorare e presentare, entro giugno del prossimo anno, un percorso per l’integrazione della cantieristica di Italia e Francia. Non solo da un punto di vista della cantieristica civile ma anche per quella militare per la quale sono previsti giri di soldi vertiginosi.
ALTRO CHE VITTORIA
L’accordo su Fincantieri fa cantare vittoria sia a Gentiloni che a Macron. Entrambi hanno approfittato, nell’annuncio dell’intesa raggiunta, per presentarla alla pubblica opinione come un’operazione dai risvolti clamorosi e vantaggiosi. Molto probabilmente non la penseranno allo stesso modo Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda che avevano aspettative migliori.